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Voglia di blitz in una trasferta piena di insidie

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Questo sforzo pretende Delio Rossi, combattendo il pericolo del rilassamento in una trasferta abbastanza facile. Invece non deve ingannare l'altalenante andamento casalingo della Reggina. Tre sconfitte e due vittorie, gli amaranto di Walter Mazzarri, allenatore traballante senza particolari demeriti sono avversari tutt'altro che da prendere sotto gamba. Hanno fornito prestazioni fuorvianti: sconfitti al Granillo da Roma, Chievo e Treviso, hanno annullato sullo stesso terreno le velleità di Udinese e Lecce palesando, sia pure a sprazzi, buona organizzazione e furori provinciali, hanno cioè saputo aggiungere alla copertura degli spazi il mutuo soccorso, un po' come fa la Lazio, che ha messo a frutto le caratteristiche migliori dei suoi dipendenti sottopagati per smentire i detrattori. Ecco dunque che la trasferta di Scilla diventa tutt'altro che facile per i ragazzi di Formello, dopo il pareggio infrasettimanale col Chievo, che non è da considerare un passo falso a dispetto dell'inseguimento sofferto e culminato nel rigore di mezza posta realizzato da Oddo proprio agli sgoccioli. Una cosa è certa: in casa si è rotto l'incantesimo, e il sogno di emulare il record dei cinque successi consecutivi va rinviato. Ma adesso mutati gli scenari, la posizione in graduatoria dei calabresi non documenta probabilmente il loro effettivo valore. Mai fidarsi dei numeri archiviati, dove la Reggina annaspa quale quarta peggior difesa e senza una produzione offensiva decente. Orfana di Nakamura, andato a gigioneggiare in Premier League, e soprattutto di Rolando Bianchi, centravanti dell'under 21 stoppato da un infortunio serio e dai lunghi tempi di recupero, la squadra si affida alle invenzioni del ritrovato Cozza e di un nugolo di gregari del decentramento. Ne deriva per i laziali un appuntamento capzioso, che solo affrontato con una prova di maturità potrebbe trasformarsi nel primo blitz, davvero indispensabile per completare l'opera di Delio Rossi. Che impone alla Lazio itinerante, abbandonata pure dalle ispirazioni del bomber Rocchi, spesso formidabile all'Olimpico (già sei reti!) qualcosa di più rispetto ai due miseri punti acciuffati a Cagliari e nel derby di sette giorni fa. Ci siamo? Sta per brillare l'inversione di tendenza lontano dalle pendici di Monte Mario, nonostante le assenze di Peruzzi e del leader Di Canio? Soprattutto l'indisponibilità prolungata dell'Angelo di Blera pesa quanto un macigno, e ha determinato già molti rimpianti. Perché negarlo? Presente Peruzzi, la Lazio avrebbe evitato il gol di Totti nella stracittadina e almeno una rete del Chievo mercoledì scorso, proiettandosi forse verso una classifica più lusinghiera. Senza nulla togliere al quarantunenne Ballotta, saltimbanco recordman della serie A che s'arrangia a notevole distanza dall'atleta agile e scattante che era un decennio fa. E a Reggio, per colmo di iattura, mancherà anche Valon Behrami, che non è Maradona, ma il cui apporto di quattrocentista in questo organico risulta fondamentale. Tuttavia il signor Delio sa sopportare ogni emergenza e motivare al punto giusto la truppa, affinché non accada lo sperpero di una stagione fa, quando i laziali vennero rimontati dopo un'ora e superati al terzo minuto di recupero. Basta ascoltarlo, basta compenetrarsi dentro la sfida fingendo di scorgervi un'altra stracittadina, basta lottare innanzi agli improvvisi ostacoli con il cuore in gola. Un po' come è riuscito a Claudio Lotito, applaudito giovedì scorso, più di Ilaria D'Amico, dagli studenti universitari, al convegno sul calcio organizzato dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza. Forse stanno cambiando i tempi, mentre migliorano in città i rapporti fra il presidente parsimonioso e gli autentici tifosi. Di certo, le ovazioni ottenute nell'Aula Magna dell'ex caserma Sani, sono di buon auspicio, per sottrarre fra poco agli oppositori l'intera posta. Con buona

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