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GIULIANO Taccola morì subito dopo una iniezione fatta negli spogliatoi dello stadio Amsicora di Cagliari.

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Nell'intervista Losi racconta quei momenti in base a quanto gli riferirono poi alcuni compagni di squadra presenti al momento della morte di Taccola (fa i nomi di D'Amato, Scaratti e Cordova), non essendo lui tra i convocati di quella partita. «Giuliano era stato da poco operato per una brutta tonsillite e dopo quell'operazione in genere dopo ogni allenamento gli si alzava la febbre, così gli facevano un'iniezione, non so di che, e stava meglio. È andato avanti così per parecchio». Losi ricorda inoltre che il chirurgo che lo operò alle tonsille «gli proibì di prendere certe sostanze, sembra per disfunzioni cardiache». Poi il racconto delle ultime ore di Taccola a Cagliari. «I miei compagni mi hanno raccontato che Giuliano fece un provino al mattino, ma disse a Herrera che non ce la faceva, così andò in tribuna. Ma dopo la partita scese negli spogliatoi per festeggiare con la squadra. Mi dissero che era felice, però dopo cinque minuti ha cominciato a dire "Mi sento male, mi gira la testa". Così l'hanno sdraiato sul lettino e gli hanno fatto la solita iniezione, credo il massaggiatore Minaccioni. Appena gli hanno messo l'ago e iniettato il liquido ha fatto alcuni sobbalzi e non si è più mosso». «L'hanno lasciato lì - conclude Losi - Herrera disse ai giocatori "Andiamo via, ormai è morto, non possiamo fare più niente. Mercoledì abbiamo un'altra partita". E l'hanno abbandonato lì. Ai miei compagni che mi raccontarono queste cose io dissi di dirle anche alla polizia e ai carabinieri. Non so se l'hanno fatto...». Struggente infine l'incontro con la vedova: «Quando siamo arrivati c'erano già i giornalisti davanti alla porta. Come aprimmo la porta lei ci disse "Me l'avete ammazzato"». I sospetti sulla morte di Giuliano Taccola aleggiano ormai da 36 anni. La vicenda si è trascinata per decenni nel silenzio pressochè totale da parte del mondo del calcio. Adesso, a distanza di tutto questo tempo, la denuncia di Giacomo Losi, allora capitano della Roma, dopo quella indiretta di Ferruccio Mazzola sui «metodi» di Helenio Herrera, ex allenatore della Grande Inter, ma anche della Roma degli anni di Taccola, riesumano ombre e «scheletri» che sembravano appartenere a un passato ormai troppo lontano. L'autopsia attribuì la morte dell'allora centravanti giallorosso a una broncopolmonite, ma la sua scomparsa secondo la moglie non sarebbe mai stata chiarita. Finora l'unica a chiedere di conoscere la verità sugli ultimi momenti del marito, in quel tragico giorno del 16 aprile del 1969, è stata proprio la signora Taccola, Marzia Nannipieri, che si rivolse perfino all'ex Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e oggi a Ciampi. La donna ha sempre sostenuto la responsabilità delle autorità sportive e della Roma per la morte del marito e nel novembre '95 denunciò la società giallorossa e la Figc presso il Tribunale civile di Roma. Ma il processo però si concluse con un nulla di fatto.

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