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Portare i migliori nel gelo norvegese sarebbe un suicidio

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Da un punto di vista tecnico; scala dei valori, storia, tradizione e via dicendo, non si può neanche dire che il sorteggio sia stato iniquo nei confronti della Roma nel delineare il gironcino a cinque, con partite di sola andata, due in casa e due fuori. Un solo nome affascinante, quello della Stella Rossa di Belgrado, guidata dalla vecchia conoscenza Walter Zenga, formazione più che dignitosa, ma naturalmente non all'altezza di quella che nel 1991 aveva alzato al cielo la Coppa dei Campioni, quella vera. Giocare al Maracanà di Belgrado non è mai stato facile per nessuno, figuriamoci per una Roma che già sa di dover affrontare questa avventura con tutte le cautele del caso, viste le imposizioni del calendario. Certamente più abbordabili dei serbi sono i norvegesi contro i quali la Roma dovrà giocare l'altra partita in trasferta, riservando l'Olimpico alle visite dei francesi dello Strasburgo e agli svizzeri del Basilea, che non hanno fenomeni da esporre in vetrina, ma vantano a loro volta una levatura ben lontana da quella delle squadre materasso che abbondano nelle fasi iniziali di una manifestazione molto scaduta. Naturalmente si gioca di giovedì sera, e il primo viaggio la Roma dovrà sobbarcarselo, quattro ore di volo e la prospettiva di poter rientrare soltanto il giorno dopo, proprio nelle vicinanze del Circolo Polare Artico, contro i norvegesi del Tromsoe. Gelo, faticaccia, disagi logistici, e tutto questo a soli tre giorni dal derby romano, prospettive raccapriccianti. Ma poiché saranno tre le promosse alla fase a eliminazione diretta, è probabile che tra i protagonisti della lunga trasferta non ci siano i nomi che contano, a meno di non votarsi a qualcosa di simile a un suicidio. E quando già comincia a serpeggiare qualche malumore sulla stagione della presunta e auspicata rinascita, perdere una stracittadina avrebbe effetti perniciosi. E poi, comunque vada, quando questo turno dovesse essere superato, impresa sulla carta più che probabile, ci saranno ancora in cosa trentadue squadre, e stavolta nel conto occorrerà mettere tutti i nomi illustri sopravvissuti. Quelli che pensano che l'Uefa, nel rapporto prestigio-rischi, rappresenti per una squadra un'operazione quali fallimentare, non sbagliano.

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