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Male oscuro

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Troppi giocatori ancora sotto tono e le alternative non sono all'altezza

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Nervosismo, tensione, aria di processi sommari. Il pomeriggio da tregenda vissuto domenica con il Siena ha lasciato strascichi preoccupanti in casa Roma. Il calendario non proibitivo di inizio campionato, che sulla carta autorizzava previsioni ottimistiche, ha invece impietosamente messo a nudo i limiti di una squadra ancora alle prese con tutti i suoi limiti di tenuta psicologica e di carenza di personalità. E soprattutto con i suoi problemi irrisolti. Non basta Francesco Totti a coprire le magagne di un gioco che tarda ad arrivare. Non è sufficiente il momento di forma strepitosa di Panucci per mascherare le difficoltà di una manovra ancora lenta e involuta, incapace di scardinare i dispositivi difensivi di un Siena, uscito vittorioso dall'Olimpico nonostante i trentacinque minuti di inferiorità numerica. L'organico si sta dimostrando meno competitivo del previsto, soprattutto nelle alternative. Mexes non s'è ancora visto, Kharja e Alvarez sono indietro, Dacourt semplicemente impresentabile. Con De Rossi lontanissimo dai suoi standard di rendimento, Chivu e Taddei a corrente alternata e un centrocampo che fatica a trovare una precisa identità, Spalletti aveva trovato nella solidità difensiva un motivo di soddisfazione. Fino ai tre gol incassati contro Chiesa e compagni. In più, le pesanti assenze di Cufrè, Montella e Mancini non consentono al tecnico soluzioni adeguate nello scacchiere tattico, che già ha subito varianti ed evoluzioni che contribuiscono ad aumentare la confusione vista con i toscani. Come non bastasse, a completare il quadro, si aggiunge la non trascurabile componente sfortuna (autogol di De Rossi con l'Udinese e la sua traversa a Livorno, quella di Perrotta a Cagliari, i rimpalli grotteschi di domenica) e le decisioni arbitrali di Trefoloni e Morganti, che con i due rigori negati con Livorno e Siena, hanno privato i giallorossi di punti pesanti. «Siamo convinti che con il lavoro usciremo da questa situazione, alla squadra manca solo un po' di serenità, a volte si cerca troppo la giocata ad effetto, anziché fare le cose più semplici. La Roma risente della stagione negativa dello scorso anno e specialmente i più giovani sentono la tensione e la pressione, in particolar modo quando si gioca all'Olimpico». Il direttore sportivo della Roma Daniele Pradè, intervistato da «Radio anch'io lo sport», ha così analizzato l'altalenante andamento della squadra. Anche su Cassano, molto deludente al suo rientro dal primo minuto, Pradè ha parlato in chiave rinnovo: «Col suo procuratore, con cui abbiamo ora un rapporto sereno, ci siamo presi due settimane per lavorare sul contratto, in queste ore valuteremo se ci sarà la possibilità di un prolungamento. Antonio è un patrimonio importante per noi, è una normale negoziazione tra le parti. La Roma ha fatto un'offerta, lui ha formulato la sua richiesta. Noi metteremo sul tavolo tutto quello che possiamo». Continua a farsi sentire la mancanza di un punto di riferimento centrale: «Abbiamo due prime punte come Montella e Nonda. Manca una torre, è vero, ma il nostro gioco non lo richiede. Certo avere un centravanti che aiuti a salire la squadra potrebbe essere utile, questa però era e rimane una squadra molto competitiva».

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