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Cairo e il nuovo Toro: «Torneremo grandi»

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E questa volta non sono previsti colpi di scena. Giovannone si è infatti defilato: resterà (forse) in società con l'1,8% delle quote senza diritto di voto, a titolo di indennizzo per i 180.000 euro spesi per accedere al Lodo Petrucci. Urbano Cairo è quindi riuscito nel suo intento: comprare il Toro anche per onorare i suoi genitori, tifosissimi granata. La vicenda è insomma arrivata all'epilogo: oggi, probabilmente, la firma davanti al notaio, la ricapitalizzazione e il via ai primi atti ufficiali. Che riguardano anche la squadra, ovviamente: allenatore Giovanni De Biasi (ex Modena e Brescia), tanti saluti a Stringara, giocatori già sotto contratto confermati, nuovi arrivi da perfezionare tra cui Stellone e Muzzi (attaccanti), Stellini (difensore), Milanetto (centrocampista). E qualcun altro, certo. «Lavorerò per costruire una società che si affermi nel presente e nel futuro — sono le prime parole di Cairo rilasciate a Radio Radio nelle vesti di numero uno "in pectore" della società —. Il Torino ha una grande storia alle spalle, non dobbiamo dimenticarlo: non c'è nulla di male a conservare i ricordi. Certo, però, non possono essere l'unico patrimonio». E giù a lavorare, a telefonare a procuratori e giocatori: «Il calcio mi assorbirà molto, soprattutto in questo primo periodo. Dovremo fare in poco tempo quello che richiederebbe mesi di lavoro». Il Toro come un affare? «Non credo, almeno all'inizio le perdite saranno inevitabili: non è detto però che debba andare sempre così. Investiremo sui giovani e lavoreremo in modo oculato. Cercheremo di far diventare lo stadio un luogo che possa essere vissuto tutti i giorni e non solo novanta minuti a settimana. Insomma, la gamba più importante del nostro tavolo sarà la squadra che andrà in campo. Ci saranno però altri elementi su cui dovremo poggiarci». In attesa della presentazione ufficiale di tutto lo staff, il direttore sportivo sarà Fabrizio Salvatori, ex Perugia: «Cominciamo con lui e De Biasi, poi amplieremo la società. Per ora sarò coinvolto in prima persona: perchè voglio capire come funziona un club». Probabile anche che torni Renato Zaccarelli nelle vesti di direttore generale: il Baffo era stato l'artefice principale della promozione in serie A dello scorso giugno ed è la memoria storica della società, sarebbe giusto che venisse reintegrato. «Ragioneremo su tutto — dice Cairo — e ripartiremo dai giovani, faremo scouting in tutta Europa e non solo: ho un mio progetto, cercherò di metterlo in pratica. Qualcuno mi ha dipinto come uno che voleva entrare nel mondo del calcio a tutti i costi, dicendo anche che avrei cercato di comprare il Bologna: la verità è che conosco da molti anni Giuseppe Gazzoni e che lui mi propose di comprare il Bologna nel 2000. Era lui interessato a vendere, non io ad acquistare: l'unica squadra che volevo rilevare era il Torino. A questi colori sono legato dal tifo: la situazione economica non c'entra». E la Juventus, presenza più che ingombrante in città? «Loro sono in serie A, noi in B. Ma in una città come Torino c'è spazio per entrambi: negli anni '70 il Toro ha vinto uno scudetto e avrebbe potuto vincere anche di più. Moggi ha un'abilità sconfinata, potremo fare affari insieme a patto che convenga a entrambi». Chissà.

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