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Il mago dei circuiti ai piloti: «Gp di Turchia duro»

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È a questo architetto tedesco con la faccia da stropicciato ragazzo cinquantenne che Bernie Ecclestone alla fine degli anni '90 ha affidato la missione di costruire i nuovi templi della Formula 1. Domani, con le prove libere del primo di gp di Turchia sarà il battesimo dell'Istanbul Park nella zona asiatica della megalopoli turca: la sua quarta creatura dopo Sepang (1999), Bahrain e Cina (2004), ma il suo studio ha messo mano — tra gli altri — anche ai rifacimenti di Nurburgring e Hockenheim. Denominatore comune di tutte le «cattedrali» di Tilke, l'attenzione alla sicurezza, il richiamo stilistico agli stereotipi delle culture locali ed anche, secondo i critici, la scelta di tracciati con poca grinta: larghi, belli, comodi, ma anche un pò troppo pastorizzati. Niente a che vedere, insomma, con circuiti come Spa-Francorchamps, Interlagos o Suzuka. Ma l'Otodrom di Istanbul secondo Tilke sarà diverso. «Come sempre non abbiamo fatto alcun compromesso nel campo della sicurezza — dice il progettista — ma per quanto riguarda il tracciato posso aspettarmi che a qualche pilota non piacerà: cosa del tutto normale, anzi in genere quando i piloti si lamentano vuol dire che la pista è buona... La certezza è che per i piloti non sarà facile. La pista con i suoi lunghi rettilinei e le sue curve strette è una vera sfida: li costringerà a lavorare duro e a far divertire il pubblico».

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