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Tante idee e uomini nuovi per il rilancio del marchio

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Su tutte le piste d'Europa le Giulietta GTA, le millenove e le Giulietta berlina, si sono scontrate all'ultimo respiro, persino a sportellate, con le potenti rivali d'oltralpe. La 159 a Monaco non ha sfruttato a fondo «tutte le sue potenzialità» come ha auspicato il nuovo Amministratore Delegato Alfa Romeo, Karl Heinz Kalbfell, capitano di ventura di alto profilo, nato e cresciuto in campo avversario, passato dalla responsabilità di RollsRoyce (marchio di lusso di proprietà BMW) a quello di Maserati-Alfa. Ha dimostrato grande entusiasmo ma, inevitabilmente, è impegnato in un lavoro di rilancio che richiede, comunque, un paio d'anni tra un progetto nuovo e la sua commercializzazione. La 159 è stata presentata dopo soli sei mesi alla testa di Alfa Romeo, il progetto è quindi di lunga data, è l'erede designata della 156, che ha segnato negli anni novanta il risveglio di Alfa Romeo. Ovvio, quindi, che questa non è un'Alfa totalmente sua. Ma è un prodotto molto evoluto che ha accorciato - in molti particolari annullato - la distanza dalle concorrenti tedesche. La tecnica c'è, la qualità, almeno dopo un test limitato a qualche centinaio di chilometri, è percepibile, la tenuta di strada è aderente, sportiva, precisa, non tradisce anche una manovra esagerata, come e più di un'Alfa di sempre. Ma la bellezza e l'emozione di guidare un modello con quello stemma, quella calandra che ha il carisma di una corona regale, sono elementi distintivi che l'Alfa non ha saputo sfruttare completamente. La nuova nata si chiama 159, come la mitica Alfa di Formula 1 che Fangio ha portato sul podio più alto in un'epoca che molti dei suoi clienti potenziali ricordano per averla vissuta e che i giovani leoni conoscono perché sono fanatici di motori, di avventure, di successi. Non averla prelevata dal Museo Alfa, per esporla come un'icona inimitabile nel centro di Monaco, non avere invocato un ideale continuità con il sangue nuovo, è stato un errore. A.S.

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