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Conti sulla partita «Abbiamo fatto poco per ribaltare il risultato Notte da dimenticare»

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Ai microfoni della Rai, al momento delle premiazioni, il numero dieci romanista avrebbe replicato così alla richiesta di intervista di Fabrizio Failla: «Siamo in silenzio stampa. Non so nemmeno se resterò alla Roma il prossimo anno, figuriamoci se ho intenzione di parlare». Dopo pochi minuti, puntuale è arrivata la dura smentita del capitano. «Quel signore è un gran ca...». Totti ha poi proseguito, entrando nel merito della vicenda e confermando la sua scelta di rimanere nella Capitale. «Ho fiducia nella società, altrimenti non avrei firmato un contratto così importante soltanto due settimane fa. Confermo di credere nel progetto Roma. Con qualche ritocco questa squadra sarà ancora competitiva per i massimi livelli». Tra nervosismo e tensioni, il capitano lascia lo stadio per salire sul pullman scuro in volto, lasciandosi alle spalle lo strascico di inevitabili polemiche. Serviva un'impresa. Vista la Roma di stasera, forse nemmeno un miracolo avrebbe aiutato la Roma a portare la coppa Italia nella Capitale. Una prova incolore, uno spettacolo quasi deprimente. Tutti i buoni proponimenti della vigilia di Bruno Conti sono stati puntualmente disattesi da una squadra già con la testa alle vacanze, inerme dinanzi all'Inter. L'istituto del silenzio stampa, difeso e confermato a oltranza, risparmia almeno l'allenatore, costretto a commentare un assurdo tecnico. Conti smonta subito le polemiche su Totti. «Non esiste alcun caso. Francesco vuol restare a Roma e sarà il capitano di questa squadra». La sua analisi della partita è onesta e rispecchia fedelmente l'andamento della gara: «È stata una serata completamente da dimenticare. Abbiamo creato e fatto pochissimo per ribaltare il risultato dell'andata. Il gol di Mihajlovic ci ha tagliato le gambe e non siamo riusciti ad abbozzare neanche una reazione produttiva. Bisogna attribuire i giusti meriti all'Inter di Roberto Mancini, che ha meritato di vincere il trofeo». La Roma è stata tradita anche dalle prove inconsistenti delle sue stelle. Totti e Cassano non hanno inciso minimamente sull'incontro. «Ho chiesto a tutti i ragazzi lo stesso impegno. Contro l'Inter è mancata all'appello un po' tutta la squadra, non è il caso di evidenziare soltanto le loro prestazioni negative. Quando si perde in maniera netta non serve puntare il dito evidenziando il rendimento dei singoli». Il tecnico, alla sua ultima apparizione in panchina, lascia con un bilancio a dir poco negativo. In 15 partite complessive tra campionato e coppa Italia, ben 8 sconfitte, 5 pari e solo 2 vittorie. Da ricordare, restano solo quei quattro giorni di maggio. A Udine i giallorossi si sono garantiti l'ingresso in Uefa, a Bergamo hanno raggiunto la salvezza con una giornata di anticipo. La totale dimostrazione di impotenza si riflette nella tristezza del suo volto. L'addio è reso più amaro dalla mancanza di determinazione della squadra. «Non siamo riusciti a giocare palla a terra e a renderci pericolosi. Non guardo il mio bilancio, maturato in un'annata bruttissima e in momento particolare. Sono contentissimo di aver raggiunto i due obiettivi. Io ho esaurito il mio mandato con questa partita e adesso ci metteremo a tavolino con la Società per definire il nostro futuro».

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