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Al calcio italiano manca l'equilibrio organizzativo dei campionati americani

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Non mi piacciono la formula (le 20 squadre), le designazioni arbitrali (vorrei il sorteggio integrale), la Lega controllata dai club più potenti, la composizione del calendario con le partite di maggior richiamo collocate nella fase centrale del torneo. Non mi piace nemmeno che ci sia la possibilità di pareggiare ma lo dico sottovoce, altrimenti vengo scomunicato come eretico. Però mi piace il calcio, anche se mi ribello alla definizione di «gioco più bello del mondo». Detto questo ho voluto mettere a confronto con il nostro i quattro campionati più simili al nostro, quelli di Germania, di Spagna, di Francia e d'Inghilterra. Tre si giocano con 20 squadre, solo i tedeschi ne hanno 18. Tutti questi tornei, come il nostro hanno in comunque la caratteristica dello scarso equilibrio al vertice. In Spagna, dove il Barcellona ha preceduto di 4 punti il Real Madrid, c'è stata la minore differenza tra prima e seconda squadra ma in realtà il Barcellona ha fatto corsa di testa ed il Real raramente lo ha avvistato. In Inghilterra il Chelsea ha preceduto l'Arsenal di 12 punti, lo stesso scarto c'è stato in Francia tra il Lione ed il Lilla, in Germania il Bayern ha chiuso con 14 punti di vantaggio sullo Schalke 04. A noi è andata un po' meglio perché Juventus e Milan hanno lottato alla pari fino a quattro giornate dalla fine. Dopo il confronto diretto il Milan è crollato ed alla fine ci sono stati 7 punti di differenza. Il mal comune del calcio europeo è determinato, a mio parere, dagli scarsi rapporti con il mondo dello sport americano. Dove conoscono poco il calcio ma hanno idee chiarissime sul modo migliore di organizzare un campionato a squadre. Certi equilibri, che loro realizzano con il draft (la suddivisione degli atleti provenienti dalle università) è irrealizzabile in Europa dove lo sport universitario non ha strutture e qualità nemmeno paragonabili a quello dei college USA. Ci sarebbe invece molto da imparare sul piano dei rapporti, sempre più importanti, con le televisioni e sulla distribuzione dei diritti relativi. Per non parlare delle formule, tutte indirizzate all'assegnazione dei titoli attraverso i playoff, che costituiscono una risorsa anche economica oltre che agonistica. Del resto basti guardare ai vantaggi di immagine che il nostro basket sta ricavando da una formula copiata dagli americani ormai da molti anni. Torno un momento sulle differenze tra i più importanti campionati europei di calcio. Spagna ed Inghilterra offrono riscontri abbastanza simili. Due gol soli di differenza su 380 partite ma 10 pareggi di meno in Spagna. In Francia si pareggia molto di più (132 pareggi di fronte ai 110 degli inglesi ed ai 100 degli spagnoli) ma si segna molto meno (2,173 gol a partita contro i 2,566 dell'Inghilterra ed i 2,571 della Spagna). Il confronto con il campionato tedesco deve essere fatto sulla base delle percentuali perché con 18 squadre le partite sono 306 anziché 380. Comunque in Germania si pareggia molto di meno (21 per cento contro il 34,7 della Francia) ma si segna molti più (2,908 gol a partita). Nella nostra serie A abbiamo avuto 125 pareggi (32,8 per cento) e 2,526 gol/partita, un po' meno di Spagna ed Inghilterra. Unica caratteristica comune: il calcio europeo non ha saputo offrire un solo campionato divertente ed equilibrato. E' sbagliato chiedersi che cos'è che non va?

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