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Tensione nei rapporti Juve-Milan, a rischio la conferma del presidente

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Lega, vacilla il Galliani-bis

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Antonio Giraudo dal lato juventino, Adriano Galliani da quello rossonero: mai uno screzio, mai una difformità di vedute. Ecco allora che fa scalpore l'intervista dell'ad bianconero in cui non difende a tutti i costi l'amico Galliani: e soprattutto spariglia le carte della partita più delicata di questo inizio di 2005, quella per la presidenza di Lega. Diritti tv, futuri assetti di potere, ridistribuzione delle risorse: nel piatto del calcio italiano molti milioni di posta, e il nuovo scenario delineato dalle parole di Giraudo - Juve sempre con il Milan, ma non necessariamente con Galliani alla guida - ha riacceso la discussione. Che tra i due l'amicizia personale resti tale, è proprio Giraudo a sottolinearlo: «La nostra alleanza col Milan ha attraversato anche altri momenti di tensione, ma è sempre rimasta salda sia perchè gli interessi comuni sono superiori, sia perchè fra e me e Galliani l'amicizia è vera». Concetto, quello dei comuni e superiori interessi, ribadito anche da Moggi. Ma premesso che di vera amicizia personale parlavano anche Della Valle e Galliani al tempo dei primi scontri, a fare notizia è il fatto che per la prima volta da quando Della Valle ha aperto il dibattito sulla Lega la Juve non è perfettamente in linea con il Milan. Giraudo, senza mai citarlo, ha però sposato quella che negli ultimi quattro mesi è stata la linea di Della Valle per il futuro della Lega: «Il mio convincimento è che ci si debba affidare ad una o più società di consulenza lo studio di modello di Lega che ci possa riunire. Occorre qualcuno di esterno che ci faccia ragionare in maniera industriale, anzichè litigare per beghe da condominio. Scegliamo un gruppo di consulenti che dia fiducia a tutti e 42 i club e commissioniamo loro un piano per il futuro». Affermazione che implicitamente è una sfiducia verso il modello attuale più che verso il suo presidente. Ma Giraudo non ha neppure alcuna preclusione verso l'ipotesi di commissariamento della Lega. Sulla quale le forze del mondo del pallone si sono ulteriormente divise, e il partito dei gallianisti perde forza. Cellino va controcorrente: «Un commissario dovrebbe essere super partes, una garanzia. Ma cosa vorrebbe Giraudo: un commissario che gli garantisca di poter continuare a fare quello che gli pare e piace? Se questo si è dimenticato di dirlo, lo aggiungo io. Mi dispiace, ho grande rispetto per Giraudo e per la Juventus, ma queste sono dichiarazioni provocatorie, è tutto un cinema». Con Galliani si schiera invece un Luciano Gaucci conquistato dall'attuale presidente di Lega («Un commissario? Per me Adriano Galliani ha fatto benissimo, e io sono con lui»). Quella del commissariamento rimane ipotesi molto lontana: prima si dovrà andare al voto per la presidenza federale, e in ogni caso sia per la Figc sia per la Lega c'è tempo fino al 31 marzo. «Non intervengo - ha fatto sapere già Petrucci - Il calcio saprà risolvere i suoi problemi da solo, e credo anche alla svelta...». Al di là delle interpretazioni e delle mosse tattiche, per immaginare che l'alleanza strategica tra Juve e Milan sia incrinata ce ne vuole... Resta il fatto che la Juve è uscita alla scoperto soprattutto perchè (parole dello stesso Giraudo) non ha gradito certi commenti televisivi e certi arbitraggi. Le tre televisioni hanno risposto compatte: da Mediaset alla Rai, passando per La 7, tutti hanno respinto al mittente le accuse (di milanesità, di romanità e di interismo).

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