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Di Canio accende il derby della Befana «Gonfiamo il petto, avanti senza paura»

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«A Totti la verità fa male

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È pronto alla battaglia Paolo Di Canio, simbolo di una parte di Roma. Come al solito non risparmia nessuno a cominciare dal «nemico» Totti e dai suoi «tutor» Costanzo e Veltroni, per proseguire con il tecnico Caso che durante la sua gestione lo ha spesso trascurato. Cerca di allontanare la tensione per un derby che pensava di non rivivere più e che invece arriva con la Lazio in piena crisi. I tifosi contano su di lui per tornare a brindare nella stracittadina dopo cinque anni di forzata astinenza. Di Canio, come vede questo derby? «Ho un solo obiettivo in testa, vincere». Non ci dica che un pari non andrebbe bene? «No, l'obiettivo davanti a me e alla squadra sono solo i tre punti. Tutto il resto non conta». Come mai è così sorridente? «Perché sono strafelice di vivere questa vigilia e contentissimo di fare parte dei 18 a disposizione di Papadopulo. E poi il mio è un sorriso da battaglia». Quanto ha sognato di poter rivivere da protagonista una sfida contro i cugini? «Per anni ho sperato di poter rigiocare questa gara, anche perché per tanto tempo ho sofferto davanti alla televisione e ora me la voglio godere tutta». Oltre tutto in famiglia per lei è sempre derby... «I miei due fratelli sono romanisti. Per fortuna uno sta in Brasile e mi guarderà dalla televisione. L'altro è qui, ma oltre ai soliti sfottò, nulla di più. Anche se spero di dargli un dispiacere». Non è preoccupato per le troppe assenze in difesa? «Non è un problema, in campo scenderanno undici giocatori che daranno il massimo per ottenere la vittoria che tutti quanti noi vogliamo». Secondo lei la Roma parte favorita? «Parlando da professionista forse lo è: ma io non ce la faccio proprio a dire che loro sono superiori anche perché per me non lo sono affatto. Chi scenderà in campo gonfierà il petto e darà l'anima, vedrete che andrà così». Quali sono gli avversari più temibili? «Cassano che per me è uno dei migliori al mondo. Lo ammiro parecchio: è uno nato con il pallone tra i piedi. Poi c'è Totti che comunque è un ottimo giocatore. In più ci sono talenti come De Rossi e Aquilani, ma anche da noi ci sono grandi giocatori come Giannichedda, Rocchi e Pandev». La polemica con Totti è chiusa? «Su di lui assicuro che non c'è stato alcun tatticismo. Poi non ho iniziato certo io. Rispondendo, non ho massacrato nessuno, ma sono stato solo ironico, tutto qua. So che gira una frase che avrei detto 15 anni fa, ma quello era un altro contesto e quella frase fu strumentalizzata da qualcuno (Calleri, ndr) che distrusse i miei sogni. Qualcuno l'ha tirata fuori perché non sa dove attaccarsi, ma quelli che porto io su Totti sono dati oggettivi. Io sono arrivato qui alla Lazio con quattro giocatori che erano in Giappone e la società che rischiava di scomparire: eppure sono venuto giù ugualmente. Lui, invece, chiede rinforzi o va via. Insomma, quello che dico sono solo ed esclusivamente dati oggettivi e, mi rendo conto, che la verità fa male. In ogni caso, lui non mi è antipatico. Anzi, mi sta anche simpatico per le iniziative di solidarietà: ogni volta che i suoi tutor (Costanzo e Veltroni, ndr) lo chiamano è sempre disponibile...». Non ha paura che si possa ripetere la caccia all'uomo del derby di ritorno di quindici anni fa? «No, l'importante è che tutto si svolga nella massima lealtà. Nel 1990 i giocatori della Roma erano infuriati per quanto successo all'andata, erano rimasti chiusi a Trigoria per una settimana. La giustificazione per quell'atteggiamento in campo c'era quella volta. Ora sarà tutto diverso, mi aspetto una gara molto combattuta con interventi magari al limite del regolamento, ma sempre leali. Quindi niente entrate a piedi uniti a palla lontana e sputi sugli avversari». Arbitrerà Dondarini? «Sarà fondamentale per far mantenere la calma in campo e i ventidue giocatori in campo lo aiuteranno sicuramente». Con ch

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