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Rivera sul caso-Juve: forse la Figc insabbierà tutto

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Sulla Federcalcio: «Indagherà ma fino a oggi ha coperto molte cose. Però il Milan fu mandato in B senza complimenti»

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Dalla sede dell'università Lumsa, dove è intervenuto alla presentazione del master in «Diritto ed economia dello sport», curato dall'avvocato Valori, Rivera, rispondendo alle domande degli studenti, ha affrontato anche argomenti di stretta attualità come il processo alla Juventus. «Per giudicare la Juve bisogna aspettare la sentenza definitiva — ha detto l'ex calciatore ora delegato allo Sport per il sindaco di Roma Veltroni —. Ai miei tempi bastava un sospetto per condannare. Il Milan fu mandato in serie B senza troppi complimenti. Ora ci sono altri interessi, c'è una diversa cultura del denaro, prima di prendere una decisione importante si aspetta molto». Ma Juve colpevole o vittima di una «gogna mediatica» come sostiene l'Ad bianconero Giraudo. «Di solito le indagini — ha osservato Rivera — si fanno su documenti acquisiti, e se nel caso della Juve questi documenti esistevano, il conseguente iter giudiziario sembra una conseguenza logica. Dobbiamo vedere anche come si muoverà la Federazione. La Federcalcio indagherà su tutto il materiale che avrà a disposizione, poi deciderà. Finora ha sempre coperto un po' tutto, forse coprirà anche questa volta». Zola ha smentito una frase che gli era stata attribuita di essere rammaricato per aver saputo che i risultati che lui otteneva con l'allenamento, altri li raggiungevano dopandosi. Rivera nella sua carriera ha mai avuto l'impressione di essere battuto tra avversari non in regole con le medicine? «In Italia assolutamente no — dice convinto l'ex fuoriclasse — ma all'estero questo sospetto l'ho avuto parecchie volte, soprattutto quando si giocava nei Paesi dell'Est, oppure come in quella famosa partita in Argentina con l'Estudientes». Ma la battaglia per la Lega è anche una battaglia politica come sostiene qualcuno? «Direi di no — ha affermato Rivera — è solo uno scontro di politica sportiva, tra due culture di politica calcistica diverse». Rivera ha anche parlato del momento attuale del calcio in cui «non sono più gli azionisti a prendere decisioni, ma le banche che lo hanno finanziato fino ad oggi, ma che ora si sono riprese il potere di di decidere». «Una volta - ha affermato Rivera - era il Coni ricco a garantire mutui e coprire i debiti causati dai soldi che le società non restituivano. Ma oggi il Coni non è più ricco e le banche si sono riappropriate dei capitali. Oggi lo sport non può più bypassare le regole dello Stato». Da Rivera anche un cenno al problema degli arbitri. «Per garantire la loro indipendenza basterebbe che si creasse una federazione arbitrale. Del resto se esiste persino una federazione dei cronometristi non vedo perché non si possa creare quella degli arbitri. Purtroppo le società non vogliono perdere il loro potere di controllo...».

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