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di FABRIZIO MARCHETTI LAZIO al bivio.

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Si cambia, insomma. E l'arrivo del diesse Martino dovrebbe accelerare un processo ormai inevitabile. L'indice è puntato contro Caso: la sua panchina dovrebbe saltare domenica sera, dopo la sfida con la Juve e indipendentemente dal risultato. Condizionale d'obbligo perché dovrà essere esonero e non dimissioni spontanee. La soluzione però appare inevitabile, considerando una realtà oggettiva sempre più critica. «Il clima non è sereno», ha sottolineato il dirigente, scelto da Lotito per creare quel collegamento essenziale tra squadra e proprietà, per rimuovere insomma uno dei capi d'accusa di questo primo scorcio di stagione. La contestazione di domenica all'Olimpico ha smosso gli animi. In due giorni è arrivato un dirigente, ora si cambia anche la guida tecnica. I tifosi, nel tam-tam del giorno dopo, non nascondono insofferenza. «Cosa aspetta, perché non lo esonera?», si domanda interdetta la gente biancoceleste con riferimento scontato al destino di Caso, dopo la cocente delusione di giovedì notte ad Atene, quando il modesto Egaleo è riuscito a infilare due volte Peruzzi (un'impresa per i greci, visto che non ci erano mai riusciti nel gironcino Uefa), eliminando la Lazio dall'Europa. Non c'è più motivo per allungare l'agonia che intristisce il progetto biancoceleste da oltre un mese. Si lavora quindi sulla successione tecnica: Dino Zoff, che poteva essere anche un'alternativa a Martino, con Bergodi (sempre potenziale traghettatore) ausilio in panchina, rimane in corsa. È la soluzione sponsorizzata da fonti istituzionali, quella consigliata dai precedenti a rischio, come nel '97, quando la Lazio di Zeman sbandava pericolosamente nei bassifondi della classifica e Superdino la traghettò direttamente in Uefa. Zoff non ne fa una questione di soldi, anche se l'entità dell'ingaggio è un punto di interrogativo. Si parla certo di distanze siderali rispetto a quel milione di euro di cui s'è discusso a luglio: ora l'affare si potrebbe chiudere a 400 mila euro. Lotito in realtà scruta con attenzione anche l'idea-Papadopulo. L'ex del Siena deve solo svincolarsi dal club toscano per concedersi l'esperienza in biancoceleste. «Dovesse arrivare un'offerta la valuterei», ha dichiarato ieri, aggiungendo che «la Lazio sta disputando un campionato in linea con i suoi valori». C'è poi la posizione di Martino che richiama direttamente quella di Camolese, esperto di salvezze e legato all'attuale diesse biancoceleste dall'esperienza alla Reggina. Ieri è in realtà spuntato un altro nome: Gigi De Canio, ex Genoa e Reggina, sponsorizzato da ambienti legati alla Lega. Lotito ci sta pensando e in ballo c'è anche la candidatura di Giuseppe Materazzi (che tornerebbe in coppia con Giancarlo Oddi), acclamato a gran voce dai tifosi. Stavolta sul banco degli imputati sono finiti anche i giocatori, rei di vagare sul campo senza la convinzione d'inizio stagione. «Bisogna capire se qualcuno adotta atteggiamenti strumentali», ha tuonato il presidente Lotito nella notte della disfatta, quando impietosi sono emersi limiti aggravati dai problemi interpersonali. Lo spogliatoio è sempre più allo sbando. Si indaga sui rapporti tra «fazioni», crepe interne, malumori striscianti: il diesse è deputato alla supervisione. Una cosa è certa: non si crede in Caso, non c'è gioco né tattica, c'è chi immagina un futuro lontano dalla Capitale e risente d'una scarsa considerazione generale. Ora, senza impegni infrasettimanali (almeno in Uefa), si dovrà tornare sul mercato per sfoltire la rosa. Mea Vitali finirà quasi sicuramente al Bari, si tenterà lo scambio Muzzi-Bonazzoli, ma la chiave sarà Cesar. Con il brasiliano all'Inter (nel caso in cui Lotito cambiasse idea) si aprirebbero nuovi scenari. Anche se c'è la pista che porta direttamente in Sudamerica. Negro ha ricevuto offerte dalla Spagna e dall'Inghilterra e piace molto anche in Germania. Poi c'è da dirimere il nodo-Baggio (ancora in alto mare il discorso relativo alla rinegoziazione dell'ingaggio

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