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di MARCO GRASSI SE QUALCUNO sperava che il Giro conoscesse ieri uno snodo importante, sarà rimasto deluso.

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Così ieri ha vinto Tonkov, e la corsa, nel bene e nel male, l'hanno fatta quelli che in classifica sono più indietro. Garzelli, per esempio: con l'urgenza di riavvicinarsi alla vetta dopo essersi buttato via per 18 giorni, il varesino ha provato l'allungo sull'unica salita seria della 17esima tappa, la Mendola. Un'ascesa più pedalabile di altre, e per questo più adatta ai suoi mezzi. Garzelli ha attaccato a oltre 60 km dal traguardo, ma nel momento di massimo sforzo non ha guadagnato che 30": conscio dell'impossibilità di conservare tale vantaggio, si è rialzato e ha rinviato anche lui ogni velleità. Figueras, invece, partiva da un lusinghiero quinto posto in classifica. Ma nella notte aveva sofferto per problemi intestinali, e la giornata è stata nera: 13' di ritardo accumulato, più o meno come i velocisti, e scivolone in graduatoria (ora è 21esimo). Visto che non potrà vincere né oggi né domani (e men che meno nel volatone di Milano), il suo bel Giro può dirsi concluso. Ma Figueras non è il solo a non aver vissuto ieri i momenti migliori della sua carriera. Al km 50, per esempio, sono volati sull'asfalto Pagliarini, Svorada, Tonti e Valjavec. I guai peggiori per i primi due, costretti al ritiro con traumi vari. Più avanti Cunego, proprio lui, è incappato in un doppio tradimento da parte del mezzo meccanico: prima problemi al cambio, poi alla catena, lo hanno obbligato a cambiare due volte la sua bici. In entrambi i casi la maglia rosa ha perso contatto dal gruppo dei migliori, e sempre il solo Mazzoleni gli ha aperto la strada per il rientro, mentre il resto della Saeco restava agganciato a Simoni: significa che, malgrado proclami e classifiche, il capitano è sempre Gibo? Già oggi ne sapremo di più, ma i casi di ieri non autorizzano Cunego a dormire fra due guanciali. Chi invece avrà sonni meno agitati sarà Tonkov, il vincitore. A Fondo il russo ci è arrivato da solo, a braccia alzate e protese in un gesto dell'ombrello assai poco equivocabile: «Ce l'ho con tutti, perché tutti dicevano che ero finito, e questa è la mia risposta». Pavel è scattato sulla Mendola, subito dopo il tentativo del suo capitano Garzelli; si è portato sui due uomini già in fuga in quel momento, Bertolini e Pozzi, e, staccato quest'ultimo, ha proseguito con l'uomo della Alessio. Salvo piantare in asso anche lui a 20 km dal traguardo e andarsene solo soletto a maturare la sua (quantomeno particolare) esultanza. Stava anche guadagnando bei minuti in classifica, Tonkov. Ma poi la De Nardi si è messa a tirare il gruppo per impedire che, uscito di scena Figueras, qualcun altro si avvicinasse troppo ad insidiare il posto sul podio a Honchar. Dagli altri, neanche un sussulto: Simoni e Popovych si sono guardati ma non graffiati, anche mentre Cunego era impegnato nei suoi andirivieni dall'ammiraglia con la bici in panne. I vari Pellizotti e McGee hanno corso bene in mezzo al gruppo, e hanno accelerato solo quando si è trattato di cercare gli 8" di abbuono del terzo posto (li ha conquistati l'australiano). Col Giro ancora preso, oltre che dai fatti tecnici, anche dall'ennesimo blitz dei Nas (che si ricordano di intervenire sempre e solo in questo periodo, quando tutti i televisori italiani sono accesi sul ciclismo), ci si appresta a vivere il rush finale. Oggi si parte da Cles e, dopo Tonale e Gavia (la vetta del Giro), si arriva in salita a Bormio. Solo 118 km, ma tutti pregni di significati.

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