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Un successo voluto a tutti i costi «Troppe volte mi è andata male»

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Dobbiamo essere fieri di questo, io sono felice di essere italiano»: così Jarno Trulli, primo italiano nella storia a fare la pole ad un Gran Premio di Monaco, secondo italiano della storia a vincerlo (dopo Patrese 1982), ha commentato la sua straordinaria giornata monegasca. «Volevo con tutto me stesso vivere un giorno così e sono partito continuando a ripetermi questa cosa: "Dipende tutto da me, dipende tutto da me". Lo sapevo che vincere o perdere qui era solo una questione di credere in me stesso e nella mia possibilità di farcela». Così è stato. Jarno Trulli, 30 anni, nato a Pescara con l'idea, fin da bambino, di diventare un campione, ha certificato questa sua ambizione in una splendida giornata di maggio sul circuito più prestigioso della F1, quello di Monaco: «Era tanto tempo che aspettavo questo momento. Perché nella mia carriera ho avuto tanti momenti brutti e tanta gente non ha creduto in me. Per fortuna c'è stato anche chi mi è stato vicino ed è soprattutto a costoro che dico grazie. Pur di vincere sono sempre stato pronto a sacrificare tutto: la vita privata, il riposo, la ragazza. Ma se ho un merito è quello di averci creduto». Jarno Trulli ci ha creduto al punto tale da essere superiore per un giorno anche all'imprevedibile, cioè quel misterioso gioco d'azzardo che nel Gran Premio di Monaco può annidarsi dietro ad ogni curva. Ne sa qualcosa il suo compagno di squadra Fernando Alonso, ne sa qualcosa lo stesso Michael Schumacher, entrambi vittime dell'imprevedibilità di Monaco. «Ho visto chiaramente che avrebbero potuto esserci dei rischi dietro a quelle safety car — ha raccontato Trulli — al punto che Juan Pablo e Michael stavano per toccarsi già alla curva Mirabeau. Così ho preferito stare alla larga. Ma non voglio entrare nel gioco di chi sia la colpa. Mi limito a dire che quando c'è la safety car bisogna essere prudenti per evitare contatti». Trulli era talmente concentrato che ha colto al volo il momento della gara: «Appena ho saputo che la safety car stava per entrare ho pestato per un giro velocissimo. Sono rientrato per la mia seconda sosta sperando di non perdere troppe posizioni, così mi sono ritrovato secondo dietro a Michael, con solo Juan Pablo davanti ma doppiato. E mi sono tenuto alla larga». È stato in quel momento che Trulli ha definitivamente vinto la gara. «Anche se Michael non avesse avuto l'incidente sono certo che non avrebbe vinto. Oggi no. Sapevo che la gara era nelle mie mani, solo nelle mie mani». L'ha portata a conclusione da campione assoluto, concentrato giro dopo giro a sfiorare i bordi del circuito monegasco senza mai toccarli. «Non ho mai sentito particolare pressione, perché mi sono imposto di non sentirla, continuando a ripetermi che tutto dipendeva da me. In troppe altre occasioni mi era girata storta, non volevo che si ripetesse». Jarno Trulli dedica la sua prima vittoria all'Italia, agli italiani «ma anche all'Abruzzo. Non voglio pensare a cosa succederà nella mia terra. Già mi hanno detto di caroselli di auto a Pescara. Sono felice». Ancora un sorriso, un saluto, un ultimo abbraccio ai tifosi. Poi un grazie speciale a Flavio Briatore: «È uno che ha creduto in me fin dall'inizio, lui mi ha portato in Formula 1, lui mi ha tirato fuori il meglio. Questa vittoria la dedico anche a lui».

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