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di FABRIZIO MARCHETTI SUL FILO di lana.

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Il sofferto ok è arrivato nella tarda mattinata di ieri, dopo l'ultimo Cda pre-ricapitalizzazione. Gli ultimi ostacoli, posti dalla Consob, sono stati aggirati: il titolo sarà riammesso alle contrattazioni proprio lunedì 24, il «d-day», il giorno in cui partirà l'operazione in Borsa. Il prospetto indica rischi e incertezze d'una missione minata dai dubbi espressi dagli attuali azionisti. La società ha atteso fino all'ultimo l'ok di Ricucci (che fino a oggi non ha aderito in modo formale) e Ligresti. Il patron di Ata Hotels ha invece confermato che non ha ancora sciolto le riserve in merito all'eventuale sottoscrizione della ricapitalizzazione. Neanche per la sua quota di competenza, cioè quel 5,22% che almeno avrebbe garantito linfa vitale alle esangue casse biancocelesti. Anche perché, e questa, è una condizione imprescindibile, il club dovrà ripianare almeno il patrimonio netto negativo, che oggi ammonta a 38,9 milioni, oltre a considerare l'indebitamento finanziario di 45,6 milioni. Il fabbisogno finanziario a giugno 2004 impone quindi, come detto, una raccolta minima di 60 milioni. Che non basterebbero, chiaramente, a recidere il cordone ombelicale con le sofferenze del passato. A settembre sarebbe insomma necessario tornare sul mercato. Il prospetto indica un ritorno utile pronosticato per il 2006-2007 (con l'abbattimento dei costi fino al 50% per gli stipendi di prima squadra), il resto è un invito alla cautela ad oltranza. Oltre alle perdite, c'è l'ok di due soli soci (Capitalia e Bnl, un complessivo 7% circa) e una incerta partita con il Fisco. Che per ora è stata liquidata, anzi condonata, con 85 milioni da versare entro dicembre 2004 (in tre rate). Troppo, almeno al momento. Si attende la rateizzazione, magari decennale. Quindi la Lazio cerca la luce in fondo al tunnel. Una corsa contro il tempo davvero complessa. La società chiede aiuto ai tifosi: «Lazionista», attraverso il presidente Gian Casoni e Fabio Di Marziantonio presenzieranno oggi a Frosinone al vernissage di fine anno. Sono state però raccolte circa 200 adesioni, troppo poco per far decollare il discorso dei «tifosi-azionisti». Ora l'associazione chiede nuovo impulso alla gente. Con l'incapacità, questa generale, di sapere quale quota sia in mano al mercato. Continuano i contatti del management con Lotito e investitori esteri, nessuno però ha fornito impegni irrevocabili. Mediocredito cerca di coinvolgere Polegato, ora più impegnato a quotare in borsa Geox che a pensare al progetto-Lazio. C'è una pista che porta in Canada, l'altra in Romagna, alla cordata di San Marino, che vuole però evitare commistioni con l'attuale gestione, cioè con l'attuale pacchetto azionario. Che ieri ha avuto un confronto via-etere con gli Irriducibili: attese notizie entro venerdì. Si chiederà probabilmente un nuovo incontro con Capitalia, che fino a quando rimarrà al timone, costituirà ostacolo per l'ascesa dei sanmarinesi, rappresentati dall'avvocato Riccardi. Stavolta sarà la gente, previa presentazione di garanzie bancaria, a supervisionare sull'effettiva disponibilità dell'istituto di credito a intavolare una trattativa. Buone notizie, infine, sul fronte-giocatori. Ieri nuova riunione a Formello, tra De Mita-Masoni e la squadra. Peruzzi, Mihajlovic, Liverani, Muzzi, Zauri, Sereni, Oddo e Giannichedda hanno praticamente detto «sì» all'accordo per convertire un mese di stipendi in azioni, con la decurtazione del 5% dell'ingaggio annuale. Due però le condizioni sospensive: l'adesione di almeno 15 giocatori e l'ok di Roberto Mancini per un analogo trattamento. Il club ha ufficilizzato che il tecnico sottoscriverà 500 mila in azioni e rinuncerà a parte degli emolumenti (per una percentuale vicina al 5%). Insomma squadra e tecnico hanno recitato la loro parte anche fuori dal campo. Ora i tifosi confidano nel supporto degli azionisti. O nell'intervento d'un cavaliere bianco. L'unica, forse l'ultima speranza, per rilanciare il club e cancellare le paure.

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