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Gaucci «Il Perugia giocherà»

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Ma alla fine Luciano Gaucci ci ha ripensato: domani la squadra sarà in campo a Brescia. L'annuncio, con una lettera in cui ribadisce le sue posizioni, dà il merito della sua decisione ai tifosi, ai giocatori, ai politici, ai rappresentanti della città e della Regione, ma «soprattutto» ad Adriano Galliani che definisce «unica e vera autorità nel calcio italiano che io riconosco incondizionatamente, il quale a più riprese e con ardore si è prodigato perché io recedessi dalle mie decisioni». «Raccolgo ed accetto quindi il parere di tutti costoro che hanno sicuramente a cuore le sorti del nostro mondo - conclude Gaucci nella sua lettera - e spero davvero che abbiano ragione loro e che la regolare prosecuzione del campionato possa contribuire a far giustizia dei sospetti e dei veleni, meglio di quanto mi ero riproposto con la mia scelta dirompente». È tornato sui suoi passi, ma ribadisce le sue ragioni. «Ero e resto convinto» è la formula che ripete più volte. Per dire che il Perugia è stato «danneggiato da una lunga e costante serie di errori arbitrali che ne hanno ingiustamente penalizzato, in modo evidente ed eclatante, meriti e risultati». E continua: «Ero e resto convinto che tali errori, per la loro incredibile molteplicità ed unidirezionalità, sfuggano a qualsiasi benevola interpretazione che possa ricondurli o ad una serie, particolarmente sfortunata, di manifestazioni del riconosciuto margine di incolpevole fallibilità umana nelle decisioni arbitrali». L'obiettivo dell'ira di Gaucci è sempre uno, Carraro. Che ieri è stato eletto a far parte dell'Esecutivo Uefa. «Lo ha fatto per poter restare anche in Italia. Lui ha detto che non si ricandiderà alla presidenza federale, ma poi lo eleggeranno». Prima di decidere di far scendere in campo domani il Perugia a Brescia, Luciano Gaucci ha chiesto il parere di Serse Cosmi. «Ho detto al presidente che l'unico modo per salvarci era quello di giocare queste ultime quattro partite - ha riferito Cosmi - e alla fine è prevalsa la scelta più gradita sia alla squadra, sia alla città».

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