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di FRANCO MELLI I PIAGNONI sono diventati loro, cui attribuivamo una serenità meneghina ...

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E questo camaleontismo culturale, proprio dove le istituzioni hanno spesso trovato sostegno dogmatico, preoccupa pure gli eretici già colpevolizzati dai garanti-pentiti del calcio sottosopra. Mettetevi, ad esempio, nei panni di Luciano Gaucci: pare un visionario irresponsabile quando denuncia torti arbitrali o accanimenti sul Perugia vagamente pilotati, salvo scoprire che l'ex designatore Casarin scoperchia grosso modo lo stesso tanfo, almeno in riferimento alle squilibrate ammonizioni fra figli e figliastri, fra destinatari importanti e anonimi. Poi, immaginatevi al posto dei tanti dirigenti vessati, da troppe stagioni, dentro il solito circo professionistico, soprattutto nelle aree decentrate, mentre l'abbiente petroliere Moratti piccona indignato la strana coppia Bergamo-Pairetto. Come se il suo fair play oxfordiano risultasse devastato da interminabili delusioni sportive. Come se non bastasse l'ira esplicita scaricata dal presidente Facchetti sul bersaglio Carraro, un capo che «doveva garantire l'equa direzione della semifinale decisiva contro gli juventini». I club poveri fremono, ricordando l'indifferenza morattiana davanti alla crociata sacrosanta di Franco Sensi. E i laziali drizzano le antenne: cosa sottintende il furore politico dei nerazzurri, ora distanti tre punti dai manciniani? Certo, pare un'ipoteca sull'irrinunciabile aggancio dell'ultima posizione-Champions League, anche se la realtà sta sorprendendo quanti pronosticavano l'eclissi biancoceleste sotto i colpi di Adriano, Stankovic e Vieri. Ma non sempre le ricchezze smodate portano felicità e comportamenti irreprensibili, ferma restando la necessità di riformare l'organizzazione arbitrale ancora legata agli orientamenti poco meritocratici dell'anomalo tandem gradito al Palazzo. Lo sa bene Adriano Galliani, nella sua ingombrante duplicità di plenipotenziario milanista e responsabile in Lega. Lui può strapazzare impunito l'arbitro Pieri, definendolo «tecnicamente inadeguato», senza sopportare il conseguenziale deferimento. Lui può lamentarsi, prima del derby previsto sabato sera nella capitale morale, senza subire i castighi e le multe cui sono abbonati Gaucci e altri ribelli fastidiosi. Lui può bacchettare il sistema che comanda, senza rammentare gli episodi più numerosi e favorevoli alla leadership milanista durante l'attuale campionato. Due pesi e due misure, da parte del procuratore giudicante. Che dovrebbe fiutare quel profumo d'intimidazione riconoscibile nella clamorosa protesta memorizzata a Lecce. Perché fischietti come Pieri vanno tutelati, dopo molte dimostrazioni di servilismo abbagliante e di sudditanza psicologica manifesta. Invece Galliani deplora l'arbitraggio eventualmente rovesciato, una volta tanto. Come spedire un avviso ai naviganti. Roma e Lazio sono avvertite.

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