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di GIANFRANCO GIUBILO BREVE è il tratto di via tra paradiso e inferno, tra l'apoteosi e la depressione.

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Come se Ancona, con la sua deludente risposta, fosse da mettere sullo stesso piano del viaggio in Laguna che due stagioni fa aveva in pratica rappresentato l'addio alla conferma dello scudetto, evento storico per la storia vissuta da queste parti. Esami, appunti, critiche, qui raramente chiedono aiuto e conforto alla serenità della mente, valutazioni puntualmente istintive e dettate dal sentimento. Certo, l'occasione era notevole, pensando ai disagi che il Milan avrebbe potuto soffrire, e che puntualmente ha sofferto, di fronte a un Lecce in grande crescita. La Roma era chiamata a confermare la serata magica vissuta di fronte alla Juventus, affrontata con felici ispirazioni e motivazioni raddoppiate dal nome di una rivale con la quale non esistono scambi di sorrisi o cenni di intesa. In realtà, per altro, la Roma vista ad Ancona non era una Roma smarrita, fiacca, priva di volontà. Non brillante come nella domenica precedente, ma neanche da buttare via se è vero, come è vero, che le occasioni da gol sono state moltissime e che forse, con una maggiore assistenza della buona sorte, la pratica avrebbe potuto essere liquidata nel primo tempo. Adesso staremmo a parlare di un'altra Roma e di un'altra partita. Però non sono i se e i ma a fare la storia: sorge il rimpianto dell'immutato distacco dal Milan quando alla fine del campionato resta una tappa in meno, dato non confortante per chi insegue. C'era stato modo di sottolineare, a metà cammino, come i ritmi proibitivi del Milan, ma anche di Roma e Juventus, fossero riconducibili anche agli incredibili stenti delle ultime della classe, dato anomalo per il nostro campionato. Sorgeva il dubbio, legittimo, che il mercato d'inverno e la forza della disperazione avrebbero contribuito a mitigare, in misura non indifferente, questo gap. E i riscontri sono puntualmente giunti, ad allarmare la Roma, ma non soltanto, visto che anche la Juve ha dovuto soffrire a denti stretti per battere la Reggina e tornare in corsa. Si rimprovera a Capello di non avere anticipato qualche modifica. Dimenticando, al solito, che quando si celebrano i cambi indovinati, raramente si tiene conto del cedimento fisico di avversari costretti a dare tutto e subito, in barricata, per sottrarsi a un destino quasi segnato. La classifica dell'Ancona è impietosa. Ma quella affrontata dalla Roma è un'altra squadra. Cambiati tecnico e gran parte dell'organico, è la squadra capace di sfiorare la vittoria a Modena, anche in inferiorità numerica, contro una squadra meritevole di vincere poi in trasferta a Bologna. Questo per dire che non sarà facile, per chi è avanti, tenere lo stesso frenetico passo dell'andata, che un pari esterno varrà poco soltanto se gli altri marceranno a tre punti per volta. Restano i rimpianti, ma penso che resti anche la serena coscienza. Lungo è il cammino, i sogni possono ancora dividerli in tre. Sempre a patto di mantenere i nervi saldissimi.

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