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Lazio, botta e risposta tra le contendenti a 24 ore dall'assemblea dei soci

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Capitalia smentisce San Marino rilancia

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Per l'aumento di capitale, certo, e per un futuro tutto da scrivere. Domani è in programma l'assemblea destinata a deliberare la ricapitalizzazione da 120 milioni: in società c'è ottimismo, neanche troppo moderato. Nel senso che il quorum del 20,1% è raggiunto (toccato il 22% di azioni depositate) e che salvo colpi di teatro tutto andrà come previsto. C'è il nodo, quello sì, di chi dovrà sottoscriverlo, l'aumento: Ricucci e Ligresti hanno dato il loro «ok» ufficioso per coprire almeno una quota parziale, ora si attendono passi concreti e un vero azionista. Quello «forte» insomma. E su questo punto si costruisce la stretta attualità biancoceleste. Capitalia-cordata di San Marino, un botta e risposta fatto di comunicati e atti ufficiali. Con una certezza. Il gruppo rappresentato dall'avvocato Riccardi vuole davvero stringere i tempi per acquisire il controllo del club. E allora i fatti. Capitalia, attraverso una nota ufficiale, ha smentito «nella maniera più categorica le notizie in merito a presunti accordi, contatti, incontri tra la cordata di San Marino e la stessa Capitalia». L'incontro, infatti, non c'è mai stato. E il contatto telefonico in programma nella mattinata di ieri è stato rinviato. Tutto secondo il copione studiato dall'avvocato Riccardi e concertato con i tre investitori che vogliono entrare nella Lazio. Nessun giallo, insomma. Anzi. Ieri sera il procuratore speciale, insieme ai suoi più stretti collaboratori, ha «formalizzato le dovute richieste» all'istituto bancario. Un atto, una lettera, che oggi arriverà negli uffici di Via Minghetti, costituendo il primo passo verso la schiarita decisiva. L'avvocato Riccardi, scongiurando «ulteriori eventuali ritardi», sottolinea «che tale formalità s'è resa necessaria nel rispetto dei tifosi, anche se l'attuale stato di precarietà dell'istituto non avrebbe dovuto comportare l'atto in questione». In sintesi: la cordata di San Marino s'è mossa per vie ufficiali, «con le opportune richieste, così come specificato nell'incontro avvenuto a Formello tra l'avvocato Longo e i miei collaboratori». La Lazio, chiaramente, dopo i contatti avvenuti nella scorsa settimana con il commercialista Anselmi, collaboratore dell'avvocato Riccardi, era a conoscenza dell'intento della cordata di accelerare la trattativa: una volontà che evidentemente non è mai giunta nelle stanze di Capitalia. E ieri la società ha risposto alle pressioni della Consob sull'entità dei contatti con la cordata, precisando di «avere avuto un incontro solo con il dottor Anselmi che non ha rilevato entità, nomi e quote eventualemente possedute dal gruppo». Da stamattina però cambierà scenario. Il gruppo sanmarinese non vuole più perdere tempo e attende un segnale. Adesso dovrà uscire allo scoperto l'istituto di credito. Con una risposta. Veloce, istantanea, perché l'avvocato Riccardi vuole davvero chiudere il cerchio. Sapere come si svilupperà la trattativa ed eventualmente studiare una strategia alternativa. L'intenzione è comunque quella di concretizzare la scalata al club biancoceleste. A ogni costo. E i tifosi sono pronti a scendere in piazza. Con un sit-in, in programma domani, direttamente, al Warner Village. Gli Irriducibili hanno diramato un comunicato con cui invitano «tutti gli azionisti a presenziare per sostenere l'operato del club e tutti i tifosi a rispondere presente all'appello per tutelare la nostra nobile storia». La Curva Nord, contestualmente, chiederà agli istituti di credito «chiarezza», enfatizzando il concetto-cardine «la Lazio non è la Parmalat e neanche la Cirio». Capitolo-titolo: ieri in Borsa la società ha perso il 3,88%. Infine la proroga del piano-Baraldi: dopo la firma di Cesar, gli altri giocatori sembrano orientati a dire «no». Ora però la Lazio pensa solo all'aumento di capitale.

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