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CAMPIGLIO — Michael ricomincia da se stesso.

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Nella sua prima conferenza stampa del 2004 Michael Schumacher si è presentato pronto ad affrontare l'ennesima stagione da protagonista: «Sono felice che Rubens resti in Ferrari per altri tre anni. È una decisione logica e naturale. Così c'è una situazione stabile sia per i piloti, sia per la squadra. Io con lui mi trovo benissimo. E se guardiamo le prestazioni è il pilota che in formula 1 è cresciuto di più negli ultimi anni. Per la Ferrari era una scelta obbligata». Schumi, prima di affrontare i giornalisti, si è concesso una partita a calcetto, quindi una fiaccolata notturna sugli sci. Oggi per lui gara di gigante, poi una esibizione sul ghiaccio con i kart insieme a Barrichello, Badoer e Loris Capirossi. «Parto anche quest'anno con le motivazioni di sempre - ha detto - anche se so di ripetermi. Del resto se non mi sentissi motivato non sarei qui. Per me non è un problema sentire le motivazioni, la cosa importante è che lo siano tutti nel team». È questa una delle condizioni fondamentali che hanno consentito alla Ferrari, e a Schumacher, di segnare un ciclo: l'unità di intenti, quella che Jean Todt definisce «il soffiare tutti nella stessa direzione». «Non ho mai pensato di smettere - ha detto Schumi - perchè ho bisogno della Formula 1 per essere felice nella mia vita. Il senso della competizione fa parte della mia natura. Quest' inverno ho fatto qualche gara di kart con questo stesso spirito. Smetterò il giorno in cui non dovessi più sentirlo». Schumi non sa dire se sia in grado di vincere il suo settimo titolo. Sa, però, che partirà per vincere. «L'importante è crederci. Poi la vittoria finale è legata a molti fattori, compresa la fortuna». Schumacher, lei non ha mai pensato di correre nello stesso team con suo fratello Ralf? «Sinceramente no. E il motivo principale è questo: se fossimo nella stessa squadra ci sarebbe inevitabilmente uno che vince e uno che perde. In team diversi, invece, la situazione è per certi versi più facile. La nostra situazione è paragonabile a quella dei fratelli Klitschko - ha aggiunto riferendosi ai pugili ucraini Vladimir e Vitali Klitschko, due fratelli che da anni gareggiano in Germania - Non sono mai saliti sul ring l'uno contro l'altro». Sulla nuova stagione Schumi non si è sbilanciato in modo particolare («prevedo che sarà analoga a quella dello scorso anno. E anche Renault sarà competitiva»). Ma non pensa che la scelta di Montoya di essersi già legato alla McLaren per il 2005 possa condizionare il suo lavoro in Williams? «Questo non significa dire che sarà per me più facile difendere il titolo. E un pilota di quel livello non ha difficoltà a dare comunque il massimo». Tra i piloti emergenti, i nomi di Schumi sono Alonso, Raikkonen e Webber, «con Kimi forse in leggero vantaggio, ma solo perchè già lavora in un top team». Schumacher, lei ama lo sport: che opinione ha del fenomeno doping? «Penso che per uno sportivo sia molto deludente. Ma è un dato che, ogni volta che ci sono regole, ci sia pure chi cerca di violarle. È successo in passato anche in Formula 1 dove esisteva una sorta di doping tecnologico: il regolamento vietava, per esempio, il controllo di trazione ma c'era comunque chi cercava di aggirare la regola. La differenza è che, per esempio nel ciclismo, con il doping si rischia la vita».

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