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«Sono ambizioso, record e statistiche non m'interessano; penso solo a migliorare La mia passione è il calcio e tifo Lazio Sogno di vedere una partita all'Olimpico»

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Davide Simoncelli non è nella pelle dopo la spettacolare e meritata vittoria nel gigante in Alta Badia. C'è di che capirlo. Prima di lui, soltanto un atleta italiano era riuscito a vincere sulla Gran Risa: Alberto Tomba. E Dio solo sa cosa vuol dire dover confrontarsi con un nome del genere, con un uomo che ha fatto la storia dello sci italiano. Tomba ha vinto 50 gare in Coppa del Mondo, 15 delle quali in gigante. Di queste quindici, ben quattro sono arrivate sulla Gran Risa. Davide, in qualche modo, ha emulato Alberto Tomba. Il ragazzo di Rovereto sembrava il grande Alberto per l'autorità con cui ha condotto entrambe le manche, per come ha controllato la situazione, per come ha attaccato in un momento della gara in cui molti si sarebbero difesi. A due giorni di distanza dal grande successo, è un Simoncelli riflessivo, pacato, quello che analizza il suo exploit e che fa il punto della situazione sullo sci azzurro. Allora, che sapore ha la vittoria in Badia a mente fredda? «È uguale a quello che aveva al momento di tagliare il traguardo. Provo un grande orgoglio per aver vinto su una pista dove solo Tomba degli azzurri era riuscito a vincere». L'ultima vittoria in gigante risale a quella del '99 di Holzer a Kranijska Gora. È un po' come se lei fosse il salvatore della patria. «Non guardo i numeri, i record e le statistiche. Penso solo a far bene, devo migliorare ancora moltissimo. Certo, vincere una gara in Coppa del Mondo è il sogno di ogni sciatore e sono contento di averlo realizzato». E adesso quali sono i suoi sogni? «Più che di sogni sarebbe meglio parlare di ambizioni, di obiettivi. Io vorrei avere un po' più di continuità sugli altri tracciati». Non pensa che i giganti siano un po' troppo facili e la Gran Risa, che è molto tecnico, metta in difficoltà i suoi colleghi perché non sono abituati a piste così ripide? «I tracciati non sono facili, alcuni girano molto, sono tecnici, ma poco ripidi. E io lì perdo per colpa delle mie caratteristiche tecniche. Sul piatto vado male, ma mi sto allenando, altrimenti non posso pensare di essere continui». Col ritorno in azzurro di Bottero, quanto è cambiato l'allenamento della squadra? «Bottero è un grande tecnico che ha fatto grande la Francia. Lui lavora molto sulla tecnica individuale e i risultati si stanno vedendo. Siamo una squadra giovane, ma possiamo lottare contro tutti. Penso che uno di noi, magari Blardone, o Rieder, o Schieppati, possa vincere l'oro ai Mondiali di Bormio o alle Olimpiadi di Torino. E magari anche la Coppa del Mondo in gigante. Io? Non sono un leader, faccio parte del gruppo. È tutta la squadra ad essere forte, anche se siamo giovani e dobbiamo maturare». Che persona è Davide Simoncelli lontano dal cancelletto di partenza? «Sono un ragazzo normale, tranquillo. Mi piace il calcio e tifo Lazio. Da piccolo ero della Juventus, come mio padre. Poi ho capito l'errore, anche perché la Juve non vinceva niente in quel periodo. Così ho scelto la squadra che mi stava più simpatica. All'inizio per la Lazio provavo solo simpatia. Ora sono tifoso sfegatato. Il mio sogno è vedere un giorno una partita all'Olimpico».

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