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Sky o non Sky, con o senza l'aiuto di Tatò, ci sono poche cose sicure ma una è che i cinque club ribelli ...

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Dico questo a dispetto di dichiarazioni di segno opposto rimbalzate ancora ieri sui giornali. Inopportuna, impopolare ma soprattutto intempestiva la protesta delle cinque società che hanno capito che il destino di Gioco Calcio, la piattaforma alternativa che doveva impedire a Sky di agire in regime di monopolio, prometteva per loro poco di buono. Essa aveva certamente delle sacrosante e legittime motivazioni ma doveva essere attuata in altri tempi. Con il campionato in corsa ha il sapore del ricatto così come sono parole a vuoto quelle di Galliani che minaccia a sua volta che se le squadre non scenderanno in campo sarà applicata la norma della sconfitta a tavolino e del punto di penalizzazione. Galliani sa meglio di chiunque altro che se cinque squadre si fermano salta tutto il campionato con tutti gli interessi che si porta dietro. Il problema, come Fair Play ha cercato di spiegare la settimana scorsa, è che non è onesto, non è giusto e non è nemmeno conveniente, che la Juventus, che incassa da Sky 54 milioni di euro a stagione (110 miliardi di vecchie lire) giochi nello stesso campionato con il Siena, che ne incassa cinque, o con le cinque squadre che ho citato che non hanno ancora incassato nulla. Il primo scopo di una Lega sana e bene amministrata è quella di offrire, attraverso un campionato equilibrato, il miglior prodotto possibile ma quello di serie A non lo è. Se prendiamo la classifica dopo nove giornate vediamo che le prime sei squadre (le cinque grandi ed il Parma) hanno complessivamente conquistato 115 punti, le altre dodici squadre soltanto 101. Non solo ma ci sono già due squadre (Ancona ed Empoli) che giocano praticamente in serie B se si considera che da quando (1984-85) il campionato ha adottato la formula dei tre punti a vittoria, nessuna squadra si è mai salvata avendo ottenuto 2 o 3 punti nelle prime nove partite. Non solo ma c'è la dissennata proposta-minaccia che il prossimo campionato sarà a 20 squadre, il che vuol dire che gli equilibri saranno ancora più precari. La battaglia che i cinque club, ma che tutto il calcio dovrebbe fare è quella di stabilire che i diritti televisivi (in chiaro, criptati, di qualsiasi tipo) vadano divisi tra tutte le protagoniste del torneo. Spiace ricordare che fu proprio Franco Sensi, che poi si è schierato a favore dei club più piccoli, a sostenere che quei diritti dovevano essere soggettivi. Errore clamoroso che bisognerebbe cancellare se si vuole davvero che il nostro campionato sia una cosa seria e non solo una vetrina per pochi.

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