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di FRANCO MELLI NON VELANO l'antipatia che resiste fra loro.

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Motivi pure surreali, o comunque affiorati mentre l'artista sampdoriano Mancini avversava l'allenatore berlusconiano Fabio Capello, ritenendolo gestore d'una epopea protetta ogni tanto dal peso politico dei milanisti. Queste le memorie, prima che arrivasse la contrapposizione romanesca ad allontanare ulteriormente due mattatori già agli antipodi nei rapporti umani e nel rispettivo protagonismo, fatto salvo l'identico scrupolo didattico. Roberto si spende ovunque senza parsimonia; soprattutto senza centellinare alla Lazio le sue visioni di ex genio del calcio giocato, nonostante alcune delusioni recenti. Ne derivano certezze che possono apparire eccessive, come capita prima d'ogni derby tremendo, ma non recita, non trova stonature dentro quel 4-4-2 anti-Roma prefigurato. Così diventa greve molestare il suo mondo tecnico-tattico e alludere ai vantaggi d'uno schieramento più abbottonato, dove cinque centrocampisti chiuderebbero meglio le percussioni verso l'emotivo Sereni. Sereni è un portiere bravo, taglio corto Mancini e la risposta sincera sigilla l'argomento, anche se molti tifosi biancocelesti stanno ancora rimpiangendo l'impossibile arruolamento di Peruzzi. Poi, l'abituale domanda e lui gentilissimo, una trama di rughe sulla faccia da piacione quasi trentanovenne: «A Capello invidio le numerose vittorie: però l'anno scorso mi ha battuto giusto in Coppa Italia, e due pareggi in campionato». Forse vorrebbe aggiungere che i manciniani regalarono squarci spettacolari poco redditizi durante quelle quattro sfide. Forse, il pluridecorato goriziano scavalca lo stesso ostacolo alla stessa ora: «A Mancini invidio l'età, nient'altro». Vi basta, cronisti affascinati dall'immutabile coerenza dei califfi prediletti? Roma, città parlante e propensa al "volemose bene», scopre il piacere d'una immutabile rivalità che addirittura sublima la stracittadina. A cosa servono le polemiche raddolcite nel tempo dalle convenienze? Quali insegnamenti danno le rappacificazioni pelose? Ennio Flaiano diceva che è importante lasciarsi almeno un nemico per la vecchiaia, suggerimento abbondantemente rispettato dall'allenatore giallorosso e dal suo omologo biancoceleste. Che stasera dentro l'Olimpico vagheggeranno risarcimenti tangibili al loro carattere tutto d'un pezzo. Provi il sindaco Veltroni, se ci riesce, a raddolcirli davvero con una cerimonia in Campidoglio. Nell'attesa, il Mancio spera che gli schemi laziali mortifichino l'ispido dirimpettaio. E viceversa.

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