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di TIZIANO CARMELLINI È ARRIVATO a Roma in piena campagna acquisti, quando tutti erano ...

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Invece lui, il giovane Amantino (detto Mancini), è entrato a Trigoria in punta di piedi, bussando timidamente alla porta di Capello. Poi, una volta chiuso l'organico, s'è imbarcato per Irdning e ha iniziato il suo lento lavoro di convinzione sul tecnico friulano con un'eredità pesantissima sulle spalle. Non facile far dimenticare alla Roma e a Roma intera un «tale» di nome Cafu. Vero, ma già dalle prime uscite contro i boscaioli austriaci, il giovane brasiliano ha fatto intravedere tutto il suo potenziale tecnico. Una traversa e un gol contro l'Iraklis (28 luglio 4-2 per la Roma) è stato il suo biglietto da visita consegnato direttamente nelle mani di Capello. I compagni? Anche se la colonia brasiliana della Roma s'è sfoltita notevolmente, Mancini è stato accolto alla grande dal gruppo giallorosso. Già, perché oltre al fenomeno in campo, Amantino è uno spasso anche fuori. «Ma te devi andare al circo» lo aveva «battezzato» scherzosamente Zebina proprio al ritiro austriaco mentre il brasiliano faceva verticali a bordo campo monopolizzando l'attenzione di compagni e tifosi. Ma quando la palla è in movimento, Mancini si trasforma e diventa il giocatore che Capello cercava da tempo. La partenza di Cafu era la grande incognita della stagione e il tecnico friulano stava già ipotizzando la trasformazione di uno tra Panucci e Candela da quella parte. Bene, non è servito, ha pescato il jolly Amantino e adesso se lo tiene ben stretto. Il giovane brasiliano è un pezzo inamovibile della formazione titolare di Capello, uno dei pochi certi di andare in campo a prescindere dal modulo. Una sorta di jolly inaspettato arrivato a margine di una campagna acquisti che ha visto Chivu quale «colpo» centrale. Esordio show nella prima uscita in campionato contro l'Udinese: contributo sulla fascia e palle spettacolari per gli attaccanti. C'è la sua firma anche su quasi tutti gli assist della mattanza giallorossa con il Brescia all'Olimpico. Poi ancora una buona gara contro la Juventus al Delle Alpi, dimostrando di non soffrire di soggezione e di avere l'autorità necessaria per fare il titolare in una «grande» del campionato italiano. Capello lo fa praticamente riposare contro il Vardar in Coppa Uefa (solo una ventina di minuti nel finale), per averlo poi al meglio contro l'Ancona. E sarà ancora una prova ben al di sopra della sufficienza: darà a Montella la palla che sblocca la Roma. E non è un caso se quando lui gioca meno (vedi Siena) la Roma fatica a trovare le coordinate giuste per arrivare a rete. Altra prova spettacolare contro il Parma all'Olimpico, gara che lo consacra tra gli insostituibili di Capello. Unico neo di questo inizio di stagione, proprio l'ultimo appuntamento contro il Milan a San Siro. Ha subito anche lui gli anatemi del Meazza, campo stregato per la Roma, che ha evidentemente imbrigliato anche le caviglie del brasiliano: prima prova della stagione che non ha portato il giovane talento al segno positivo in pagella. Ma già da domenica, in casa contro la Reggina, Capello e la Roma si aspettano il riscatto di Mancini... un tipo «tranquillo» che ha fatto dimenticare in fretta il mito del pendolino giallorosso Cafu.

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