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Totti: «Ora merito il Pallone d'Oro»

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Non è il paradosso di Francesco Totti su un premio calcistico che tutti riconoscono di prestigio ma di controversa assegnazione, ma la sintesi di due stati di grazia - quello tecnico-atletico e quello umano - che portano il numero 10 della Roma e della nazionale a dire: «Non sono mai stato così forte, ora mi riesce tutto facile. Io quel premio lo darei a Totti: e credo di poterlo vincere già da subito, anche senza la ribalta europea». A rilanciare la candidatura del romanista per il titolo di miglior giocatore d'Europa assegnato annualmente da una giuria di giornalisti scelti da France Football era stato ieri Trapattoni, in vista di Italia-Azerbaigian. Osservazione strana, quella del ct, convinto che Totti fosse da Pallone d'Oro anche in un 2003 senza Champions nè tornei finali in azzurro. Ma il diretto interessato ha colto al volo il passaggio gol. Perchè nessuno è più smaliziato dei calciatori sul reale significato di un premio che dà ugual peso al voto di un bielorusso e del massimo esperto di football inglese. E allora Totti può concedersi il lusso di assegnarsi quel titolo da solo, per gioco ma non per scherzo: tanto, l'autoironia del libro sulle barzellette ha impresso la svolta della sua carriera regalandogli una sicurezza di sè mai avuta prima. «Può sembrare deludente e ridicolo, ma è così: da quando il libro su di me è in libreria, è cambiata la mia carriera». Qualcosa di diverso, però, c'è: ed è il Totti calciatore. «Ora mi riesce tutto facile, anche quello che può sembrare difficile - spiega il numero 10 al quale Trap riaffida l'Italia per la qualificazione all'Europeo - Vado a fare un colpo, e quando credo che non venga, tac: d'istinto mi riesce». Insomma, il cucchiaio. «Mi piacciono le cose difficili, anche se penso che tutti possano farlo e che il mio esempio possa invogliare altri: io l'ho imparato da Voeller. Però non sempre è un vero e proprio cucchiaio: ieri in allenamento, per esempio, era un cucchiaino...». E in ogni caso, c'è sempre tempo per cambiar posata: «Credo di poter migliorare ancora, ma a 27 anni sei arrivato alla maturità: e io, purtroppo, ci sono già...». Merito di una crescita fisica, della sicurezza trovata in un rapporto non più conflittuale con il calcio fuori dai confini di Roma. E di qualche lezione. «Il momento più buio della mia carriera - ammette - è stato il Mondiale, anzi forse l'unico. Non credo si possa trovare di peggio. Però si impara anche dalle esperienze negative». Qualcosa deve aver appreso anche da frasi che forse oggi non ridirebbe. «Quella su Berlusconi possibile futuro presidente? Se oggi lo incontrassi, magari dopo aver fatto un gol a «cucchiaio» al Milan, gli direi che sono pronto a rifarlo... Sensi ha fatto grandi acquisti, se a fine anno non vinciamo resto lo stesso. Di sicuro lotteremo fino alla fine, la Roma ai vertici mi può aiutare anche per il pallone d'oro. Fino a 30 anni faccio a tempo a ottenere risultati, poi tutto sta a trovare un gonzo che mi fa un contratto fino ai 35...». Totti, sollecitato sull' argomento, traccia di un eventuale nuovo presidente della Roma non escludendo di fatto che le voci di una cessione della società possano diventare realtà. «Io spero che Sensi rimanga più a lungo possibile alla guida della società - ha detto il romanista, in raduno con la Nazionale a Coverciano -, se si parla di un cambio qualche motivo ci sarà: sappiamo tutti che ci sono dei problemi, e spero si risolvano. Ma se Sensi dovesse passar la mano, quel che serve è soprattutto un presidente con molti soldi. Nel calcio di oggi è importante soprattutto quello».

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