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Lo scandalo del rigore concesso a Zambrotta riapre il tema sui favoritismi alla Juve

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È già un campionato falsato

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E nel mirino c'è sempre la Juve. Ci vuole poco a trasformare un bravo arbitro in un incapace. In realtà Paparesta è uno dei migliori fischietti italiani, ma di certo si sarà sentito un cane bastonato dopo aver ascoltato Zambrotta ammettere che si era tuffato in occasione del calcio di rigore che ha permesso alla Juve di battere il Bologna. Ma perché Zambrotta ha ammesso che non era rigore, che aveva simulato? Di sicuro non ha fatto una bella figura con quell'ammissione di colpa anche perché i pentimenti a scoppio ritardato sono scuse non richieste. Sarebbe passato per un eroe se l'avesse detto subito a Paparesta, ma sarebbe finito sulla graticola bianconera. Zambrotta & polemiche Ha ragione Sergio Campana, presidente dell'Asso calciatori. «Applicare la prova televisiva contro i simulatori - dice Campana - è un deterrente per scoraggiare quella slealtà che spesso sfugge anche ai più bravi arbitri. Da noi non esiste cultura sportiva, e allora ecco la necessità di introdurre il mezzo televisivo per aiutare il direttore di gara. Anche Montella ha detto la sua. «Zambrotta ha il merito di aver ammesso la simulazione. Perché è caduto? Non so, ma spesso è l'istinto che ti induce a buttarti» Errore pacchiano Paolo Casarin, ex arbitro, è andato giù duro con il giovane Paparesta. «Era a due metri dall'azione incriminata e poteva vedere benissimo che tra Zaccardo e Zambrotta non c'era stato contatto. Aver concesso il rigore è stato un grave errore, ma non c'era bisogno della moviola per scoprirlo». Resta la sostanza di un rigore che non c'era e che ha regalato alla Juve due punti viziati. Come erano viziati quelli di Reggio Calabria, sebbene Moggi ricordi solo il rigore non concesso a Camoranesi in Juve-Roma. La realtà è che di errori arbitrali è stufo il mondo del calcio, fatto a misura di furbi e scaltri. Conta solo vincere, con qualsiasi mezzo, lecito o meno. Oggi il mondo del pallone celebra la Juve in fuga insieme a quel Milan che ha bastonato l'Inter, ma 4 punti in più in sole 5 giornate di campionato, alla fine rischiano di diventare pesanti nella corsa al titolo. Alla faccia della lealtà La lealtà, che non è quella di Zambrotta, è ormai diventato un optional. Sono da cambiare le regole, da riscrivere le norme che regolano questo mondo del pallone. Perché l'ammissione di Zambrotta, è solo una coltellata preterintenzionale alle spalle del Bologna che pure aveva avuto il suo bel tornaconto dopo il gol di pugno di Guly contro l'Udinese. Zaccardo il giorno dopo ha smaltito la rabbia. «In campo Zambrotta era imbarazzato. A me e Signori ha detto che non era stato toccato, ma all'arbitro non l'ha detto. Ha ammesso la verità negli spogliatoi». Il tecnico del Parma Prandelli riflette: «Sarebbe stato bello vedere il giocatore andare dall'arbitro e dire che non era rigore: se insegni la cultura della vittoria a tutti i costi è innegabile che poi escano fuori i furbi». Favoritismi arbitrali Il pallone racconta che la storia è ricca di episodi, molti menzionati da Petrini nel suo libro «Nel fango del dio pallone». Accuse pesantissime, mai smentite. La potenza bianconera affonda le sue radici fin dai primi passi della società. Come la retrocessione in B nel 1913, mai attuata grazie ad un provvidenziale ripescaggio. Nel 1961 il 2-0 a tavolino per una invasione di campo viene ribaltato con la ripetizione della partita. Nell'80, secondo quanto scritto da Petrini, la Juve evita la B grazie ad un partita che il pentito ha definito truccata: Bologna-Juve. Nell'81 il gol annullato a Turone in Juve-Roma, poi nell'82 lo scippo dello scudetto alla Fiorentina, senza dimenticare quel rigore su Ronaldo che ha privato l'Inter di un titolo certo, o quel gol di Cannavaro che solo De Santis non vide in Juve-Parma. Senza dimenticare che negli anni bui, quando non c'era la televisione, molti episodi raccontati ma mai documentati, inducono a credere che la lista sia

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