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di FABRIZIO MARCHETTI AUTOCRITICA.

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La parola d'ordine del Mancio-pensiero va oltre. Ammette gli errori, il tecnico, e cerca di scuotere il gruppo. Con l'umiltà dei grandi. «Sì, stavolta ho sbagliato», il lineare mea-culpa dell'allenatore che, dai microfoni di «Goal di Notte», ha ripercorso i fotogrammi dei novanta minuti stregati al cospetto dell'incubo, che poi è anche il sogno, chiamato Adriano. «Ho visto la vetta della classifca in quel momento (cioè sul 2-2, ndr) e ho pensato che, in fondo, non si corressero troppi rischi», ammette candidamente, senza troppi giri di parole. Quindi scende nello specifico e analizza i risvolti tattici della sfida con gli emiliani. «Ho commesso l'errore di inserire Sergio Conceiçao anziché Zauri: in quel caso saremmo stati più coperti, ma la scelta è stata dettata dalla voglia di vincere. E ripeto, non pensavo si corressero tanti rischi». Quella linea di centrocampo Conceiçao-Fiore-Liverani-Stankovic, accompagnata dal tridente Lopez-Inzaghi-Corradi, in effetti, è sembrato un azzardo esagerato. E Mancini lo riconosce, senza mezzi termini. «Certe scelte sono state sbagliate, è vero, ma dobbiamo fare tesoro degli errori. Per certi versi ripenso a Lazio-Chievo dell'anno scorso, quando all'esordio perdemmo con lo stesso risultato e la stessa sequenza, finale, di gol. Avevamo pareggiato con Corradi, poi Della Morte ci punì in extremis. Una cosa è certa, questa squadra, anche quando perde, lo fa perché vuole cercare sempre di vincere». Un segnale chiaro e poi una riflessione da estendere alla squadra. «I ragazzi devono essere più cinici, più freddi in zona-gol. Non possiamo sciupare tante occasioni. E poi serve maggiore scaltrezza, non si può far passare un giocatore in mezzo a cinque dei nostri (riferimento alla serpentina di Adriano, ndr)». Insomma maggiore attenzione, più decisione. Gli ingredienti reclamati dal tecnico per issare le ambizioni biancocelesti nel gotha del campionato. «È presto per fare certe valutazioni, comunque siamo a un solo punto dalla vetta. Certo il risultato di Juve-Roma ci ha favorito. Il 2-2 ci tiene in corsa. Ho visto una bella partita, il risultato è giusto. L'occasione capitata a Totti? Lui è un campione, non ha bisogno di consigli sulle conclusioni. Io magari avrei fatto un dribbling al posto suo, forse sbagliando. È stato bravo Buffon a rimanere fermo». Infine un paragone sulla forza intriseca delle due coppie difensive Capitali. «Totti dice che Chivu e Samuel sono dieci volte più forti di Stam-Mihajlovic? Dice così perché è il capitano della Roma. Si tratta comunque di 4 grandi difensori». E Stam, che continua a ricevere applausi dall'Europa intera (quest'estate il Real gli aveva offerto un contratto di un anno), è la garanzia più importante del secondo progetto-Mancini. Due gol consecutivi, per dimostrare che la differenza la fa anche lì davanti. Anche perché all'appello mancano sempre i gol degli attaccanti: delle 14 reti complessive realizzate dai biancocelesti in questo primo scorcio di stagione solo quattro centri portano la griffe dei punteri scelti. Un rammarico acuito dalle parole, sacrosante, di Mancini che s'appella ai numeri per chiedere di più ai suoi bomber. E Inzaghi (che di gol ne ha fatti due giocando due spezzoni, le altre due reti sono state messe a segno da Corradi) mostra i muscoli (e maglia) e chiede più spazio. «Non ce l'avevo con Mancio, volevo solo far capire che sono vivo, pronto a lottare per un posto», ha sottolineato Inzaghino. E Il tecnico aspetta il ritorno di Muzzi. A lui si chiedono gol e forza d'urto. Per ripartire di slancio e cancellare gli errori d'una domenica davvero maledetta.

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