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dall'inviato FABRIZIO MARCHETTI ISTANBUL — L'equazione perfetta biancoceleste, ...

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O meglio dal tormentone d'inizio settembre. Stankovic sì, Stankovic no. Si sfoglia la margherita. Il serbo è un problema riconosciuto, nel senso che l'apprensione societaria è risaputa, il contratto scade a giugno e il gioco chiamato «chiarezza» del manager rimanda la verità. I tifosi, che chiedono almeno «rispetto e riconoscenza» aspettano, fedeli al dogma-«maglia», intesa come colori e fede. E vigilano, attenti alle sfumature del caso. Ieri, nel borsino impazzito d'un mercato che ammalia il serbo (su questo tutti d'accordo) è intervenuto l'amministratore delegato Luca Baraldi e il manager del serbo, Vinicio Fioranelli. Il dirigente biancoceleste, dopo aver esaltato Mancini («é il più grande di tutti») e parlato delle lusinghe della Lega («ma ora penso solo al presente») ha fissato i termini dell'operazione. «Gli abbiamo offerto 50 milioni lordi: per noi è un'operazione importante. Abbiamo sempre dichiarato che vogliamo tenerci Stankovic, anzi stiamo facendo di tutto per trattenerlo ma ci sono dei limiti, imposti anche dall'accordo che è stato sottoscritto con gli altri giocatori. Comunque vadano le cose la Lazio non avrà nulla da rimproverarsi. Il giocatore non dovrebbe penalizzare il club che gli ha permesso di affermarsi. Dovrebbe essere un suo dovere professionale», afferma sicuro, prima della precisazione. «L'accordo va raggiunto entro dicembre: è chiaro che noi preferiremmo chiudere la trattativa nel più breve tempo possibile, magari entro pochi giorni». Un ultimatum tecnico: a inizio 2004 il serbo potrebbe firmare per un altro club, impegnarsi per giugno. Lo prevede il regolamento. E Fioranelli, il manager, è chiaro. «Se la Lazio vuole rinnovare per vendere Dejan non ci stiamo. A fine agosto la società l'aveva ceduto (all'Inter, ndr), poi è cambiato qualcosa. Abbiamo accettato incontri, riunioni e colloqui ma la situazione non è chiara. Vogliamo firmare: Dejan non intende lasciare la Lazio a parametro zero. È riconoscente nei confronti della società. Rimanere per essere ceduto a una cifra che vuole il club non sarebbe giusto». Scenario complesso. Perché Baraldi dice di non aver mai trattato la cessione del giocatore, ma Fioranelli asserisce che, invece, era stato raggiunto l'accordo per il trasferimento del suo assistito. Probabile quindi che l'operazione sia stata condotta da qualche altro dirigente biancoceleste, perché è certo che l'Inter aveva in mano il giocatore. Per 6 milioni di euro con prestito fino a giugno. Accordo fatto e poi saltato, evidentemente, dopo quello dichiarato ieri dai protagosti, per un contrasto di vedute. Adesso i nerazzurri offrirebbero un milione in meno (intorno ai 5) per strappare il serbo alla concorrenza ed eliminare l'ingombrante sagoma della Juve. Che è evidentemente in vantaggio, almeno col manager Fioranelli. Un patto d'acciaio che Moratti vorrebbe rovesciare, puntando sul mercato di gennaio e sul minor poter contrattuale della Lazio: il giocatore sarebbe comunque in prestito alla corte di Mancini fino a giugno. A Formello regnano confusione e mugugni. La verità è dietro l'angolo.

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