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Champions League La Lazio fa il suo esordio nella tana del Besiktas (SkyCalcio 4, ore 20.45)

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L'urlo di Mancini: «Voglio la Coppa»

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La perfida tradizione di Istanbul racconta di un 11 settembre, quello dell'attentato al cuore dell'America, vissuto con il cuore in gola in un angusto albergo turco, chiamato a ospitare la vigilia d'una sfida senza senso col Galatasaray. Perché quella sera vinse il gusto del macabro, «the show must go on», con tanti saluti all'etica. L'anno scorso, invece, che era 19 marzo la scena s'è più o meno ripetuta. È la notte della guerra, dell'ultimatum che scade, dei bombardamenti americani sull'Iraq: inizia il conflitto, in Turchia si respira tensione mista a paura e la Lazio è chiamata a cancellare tutto con un colpo di spugna. Il campo mette tutti d'accordo, come se il conflitto che semina terrore qualche migliaio di chilometro più avanti non facesse realmente terrore, come l'anno prima: 2-1, stavolta al Besiktas, e qualificazione in tasca. Oggi sembra diverso. Sarà perché si torna in Champions League, dopo un anno di limbo in Uefa, sarà perché questa Lazio sembra davvero cresciuta e in grado di andare oltre la terribile catena di congiunture storiche. Riparte dall'Inonu di Istanbul, un catino infernale, la tana del Besiktas. Stasera Mancini vuole iniziare quel cammino destinato a lasciare il segno. «Mi piacerebbe vincerla, la Champions», enfatizza con sguardo fiero, quasi ad accarezzarla, la Coppa. Quella Coppa che gli è sfuggita da giocatore e che ora diventa ambizione da tecnico. Le parole di Mancini Il successo è il suo unico referente: il tecnico carica la Lazio. «Voglio partire bene: l'ambiente è duro ma siamo pronti psicologicamente. Questo gruppo sa di essere forte, lo sapeva già l'anno scorso. Rispetto a sei mesi fa loro non dovranno sbilanciarsi per recuperare il risultato. E poi Lucescu è un grande tecnico, le sue formazioni riescono sempre a giocare con disinvoltura». Mancini non cade nel tranello: la sua Lazio è forte tra le grandi ma non accetta lo stereotipo di favorita. «Sarà un girone equilibrato e difficile. A questi livelli non esistono cose scontate», e poi un piccolo cenno sulle condizioni generali del gruppo. «Ci mancano 4-5 partite per essere al top: fino a oggi ne abbiamo disputate 4 importanti. Il nostro unico alleato però è il calendario, cresceremo solo giocando. Il Besiktas è certamente più avanti di noi da questo punto di vista». Sulla formazione. «Cambierò poco rispetto a Genova. Riproporre lo stesso centrocampo? Perché no, è un'idea. Di sicuro metterò due punte». La Champions da tecnico fa sempre effetto. «Sì, mi piacerebbe vincerla», ripete fino all'ossessione, quasi per materializzare il traguardo. E Oddo, che guarda Mancio, si compiace e ripete sicuro. «Nessuna competizione è come la Champions League. Per questo cercheremo di onorarla e di cominciare con una vittoria». E Lucescu, che recupera Mansiz e schiera Zago lo punzecchia. «La Lazio è favorita, il Chelsea gioca un calcio che non si addice alla Champions». La formazione La Lazio si affida a Corradi e Lopez. Attacco rifondato rispetto alla gara di Genova, con l'unico dubbio, amletico, che aleggia sulla composizione del centrocampo. Fiore-Albertini-Giannichedda-Stankovic secondo l'ipotesi conservatrice, Zauri a sinistra con Stankovic al centro in virtù dell'avvicendamento da turn-over, Conceiçao a destra, con Fiore a sinistra la suggestione. Mancini deciderà solo stamane, dopo l'allenamento di rifinitura. Stam ha concluso l'allenamento qualche minuto prima dei compagni per centellinare preziose energie: al suo fianco stasera ci sarà Couto, complice l'assenza di Mihajlovic per infortunio. A destra, infine, tornerà Oddo. L'arbitro sarà il danese Nielsen. Si alza il sipario: la Lazio non vuole fallire la prima notte dei Campioni.

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