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di LUCA MASOTTO CERTIFICATO il fallimento adesso è allarme rosso.

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Non è stato meglio ripensarci e fare un passo indietro ma azzardare la nascita di una storpia giornata di campionato che si preannuncia ad alto rischio. L'ultimo guizzo di buonsenso suggerito da seri motivi di ordine pubblico è stato bruciato in serata dopo che Adriano Galliani in un estremo tentativo di conciliazione aveva promesso ai «ribelli» di far slittare l'avvio del torneo a giovedì prossimo, a partire dalla terza giornata, in cambio della certezza che in quella data diciotto società garantissero di scendere in campo, comunque e ovunque. Nulla da fare. Il segnale di disponibilità da parte degli «ammutinati» della B, dopo una giornata di telefonate nel vuoto, non è stato accolto, Galliani non torna indietro sui suoi diktat esplosivi e punitivi e così si scende oggi in campo per la seconda giornata. A farlo dovrebbero essere in sette: le quattro squadre ripescate (Salernitana, Genoa, Catania e Fiorentina) più Como, Napoli e Cagliari. Si disputerà Catania-Cagliari, probabile anche Napoli-Como. Salernitana, Genoa e Fiorentina vinceranno 3-0 a tavolino, per le altre 0-3 e un punto di penalizzazione in classifica. Chi comanda in Lega e coloro che a questa si sono ribellati «per amore della legalità» spedendo anche un documento di diffida a Galliani hanno dunque scelto la via più complicata, tortuosa e pericolosa. Eppure in mattinata si era pensato che in fondo la partita non la facesse il Tar (quello del Lazio) che il 16 si dovrà pronunciare sulla legalità o meno di un B allargata per decreto, ma il calciatore, pensando fosse più saggio tirare un bel respiro, allentare la tensione, unirsi per giocare. Un incontro nel pomeriggio in Lega tra Galliani ed Enrico Preziosi, nuovo paladino dei «ribelli», lasciava pensare positivo. Il primo annunciava per il 15 settembre prossimo una nuova assemblea straordinaria per discutere sul format riguardante promozioni e retrocessioni, il presidente di Genoa e Como, si impegnava a raccogliere le firme di consenso all'avvio per giovedì. Ma alle 20, orario ultimo imposto dalla Lega per capire l'orientamento delle parti, solo quattro società hanno detto sì a quel piano. Un fallimento. Dare il via al campionato senza 17 squadre, quelle che hanno diffidato il presidente, invitare formazioni a giocare per volontà «politica» e farle approdare in città contrarie solo per onorare gli accordi televisivi, provocherà adesso problemi di ordine pubblico. Alcune tifoserie sono già in fermento. A Napoli uno striscione appeso ai cancelli del campo «Paradiso» di Soccavo invitava il presidente Naldi a non far scendere la squadra in campo contro il Cagliari: «Onore a Cellino, non vogliamo piegarci ad interessi economici». Ad Ascoli i tifosi marchigiani hanno minacciato di bloccare l'ingresso in città del Genoa, che ha intenzione di voler giocare oggi il match di campionato. Anche a Torino c'è preoccupazione per l'arrivo dei tifosi della Salernitana. L'assemblea convocata da Galliani non ammorbidisce dunque i toni e le posizioni. La Fiorentina aveva deciso rinunciare ai contributi della Lega della mutualità a favore delle altre società di B, «se anche le tre ripscate faranno lo stesso» ma il Catania ha subito già detto di no perchè come spiega Luciano Gaucci «la mia squadra non si sente una ripescata». Sarà una domenica da brivido. Questure e forze dell'ordine stanno provvedendo a potenziare i controlli. Ma le contestazioni di ieri a Napoli, Ascoli (ma anche a Bergamo) non sono affatto confortanti.

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