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Supercoppa Europea Raggiunto il Real: 15 trofei internazionali

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A Montecarlo come a Manchester, ancora loro. L'ucraino firma il gol che vale il primo trofeo della stagione, il brasiliano torna tra i pali e si esalta, chiudendo ogni varco alla volitività del Porto. Almeno tre gli interventi che salvano il risultato. Il Milan vince per la quarta volta la Supercoppa e Montecarlo si tinge di rossonero. Che notte al Principato. La notte dei campioni. Il Milan torna esattamente quello che avevamo lasciato tre mesi all'Old Trafford. Cinico, spietato, capace di imporre a lungo il proprio gioco, ma anche di saper soffrire e stringere i denti per portare a casa il successo. E a Montecarlo come a Manchester, riecheggia l'urlo di Andriy Shevchenko. Eroe all'Old Trafford con il rigore decisivo che ha dato al Milan la Champions League, decisivo ieri sera al «Louis II» di Montecarlo nella Supercoppa Europea contro il Porto. Svanisce come una bolla di sapone il Milan incolore di un precampionato avaro. Il vero Milan ritorna quando il gioco si fa duro, quando in palio non c'è un sorriso da regalare al popolo estivo della notte. Il Milan aspetta solo Montecarlo per dire al mondo del pallone che il ciclo rossonero è appena cominciato. Grande Milan, straordinario nell'approccio alla partita: rossoneri aggressivi a centrocampo, con Ancelotti che spedisce Rui Costa sul settore destro. E il portoghese non lo tradisce. Spinge ventre a terra, una costante spina nel fianco nella retroguardia lusitata. E proprio dai piedi del numero 10 rossonero arriva il cross pennellato per la testa di Schevchenko per la rete che vale la Supercoppa. Gattuso è un trottolino amoroso, ti giri e lo trovi ovunque, mentre Pirlo, Seedorf e Rui Costa sembrano avere un marci in più tanto da spedire palloni su palloni alla premiata ditta del gol Inzaghi-Shevchenko. Dietro i rossoneri sono un capolavoro tattico. Nesta, su tutti, un gigante, Maldini, 36 primavere e non sentirle. In dubbio fino all'ultimo poi ha stretto i denti. Semplicemente superbo. E che dire di Dida? Salva partita e trofeo nella ripresa quando il Porto sale di tono. Tre interventi, almeno, per guadagnarsi la paga. Per lui, abituato alle notti da campioni, una semplice formalità. Ecco il Milan. Bello, sciolto, determinato, ruggisce al momento opportuno, poi ringhia a brutto muso sul naso sull'avversario, a scacciare brutti propositi. Deco, Paulo Ferreira e l'ex romanista Alenitchev sono inesauribile, ma Derlei non graffia e McCarthy è la copia di se stesso. Dida ricarica le pile ai rossoneri che chiudono in crescendo tenendo il campo con l'autorevolezza che è sola dei campioni. E d'incanto la notte sul Principato diventa magica, al «Louis II» come all'Old Trafford. Le note sono sempre le stesse «Milan, Milan», il rossonero l'icona vincente, Ancelotti sempre più vincente di successo. Quindici i successi internazionali, come il Real Madrid. Il Milan si conferma regina d'Europa. E la storia rossonera, continua.

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