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di RINO TOMMASI SCRIVO da New York, dove mi trovo per l'Open degli Stati Uniti ma poiché ...

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Ho cercato inutilmente di spiegare la situazione che si è creata nel calcio italiano ad un paio di colleghi, uno francese ed uno americano. Il francese era sorpreso nel verificare come i problemi della nostra serie B avessero avuto titoli di apertura anche sui nostri principali quotidiani politici. Loro hanno avuto lo scandalo dell'OM Marsiglia e di Bernard Tapie ma non arrivano a capire come un problema relativo alla seconda divisione potesse avere assunto tale importanza. L'americano, invece, osservava come l'errore di base dello sport europeo in genere, fosse quello di ignorare che quando i contenuti economici dell'attività sportiva avessero raggiunto livelli importanti sarebbe stato impossibile governarli con le regole di un secolo fa. In particolare gli americani si sono dati da oltre cinquant'anni regole comuni nei loro quattro più importanti campionati a squadre (baseball, football, basket, hockey, il calcio è in lista di attesa ma difficilmente ce la farà). Confesso che mi trovo in imbarazzo a giudicare l'annuncio di una serrata da parte dei 20 club che avevano diritto a giocare il prossimo campionato di serie B. La serrata, come lo sciopero, non dovrebbe diventare strumento di lotta sportiva, ma come reagire ad una decisione (l'allargamento a 24 squadre della serie B) che cancella ogni diritto acquisito sul campo? Superata la mia avversione per le decisioni estreme, credo che le 20 squadre ribelli abbiano perfettamente ragione, anche se il loro atteggiamento è determinato da ragioni economiche più che dal desiderio di difendere i principi dello sport. Non a caso i club favoriti (Genoa, Fiorentina, Salernitana oltre, beninteso, Fiorentina) non ci pensano nemmeno a protestare. In quanto alla proposta di Galliani di avere nel campionato 2004-05 una serie A a 20 squadra ed una serie B a 22 c'è un vecchio proverbio veneto che ammonisce: «è peggio el tacon del buso» (il rammendo è peggio del buco). Affidare le modifiche della struttura dei nostri campionati a decisioni suggerite da una situazione contingente (e colpevole) rappresenta una sconfitta. Ecco allora che si impone il suggerimento di una parola mai usata in questa sede: dimissioni.

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