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«Ciao Sandrino, Irriducibile per sempre», recita fuori dalla chiesa un cubitale azzurro su sfondo bianco, ...

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Quella che accompagnerà Sandro anche lontano dalla sua Curva, dalla sua Lazio, dai suoi amici. Un destino cinico l'ha sottratto ai cari lunedì scorso, prima dell'ennesimo viaggio speso in nome d'una fede sportiva che per lui era uno stile di vita. Un malore improvviso, fulmineo, che ha reciso cinicamente il cordone ombelicale con la Lazio, la sera impegnata Rieti. Sandro aveva 20 anni. Era Irriducibile nell'accezione ampia del termine: credeva negli ideali che albergano nel feudo della Curva. E l'emozione di ieri, nella Chiesa di via Nemorense, faceva da sfondo alla presenza di Stefano Fiore, centrocampista biancoceleste. Era l'idolo di Sandro. E non è voluto mancare. Un omaggio, «doveroso», con lo sguardo perso tra i vessilli sempre presenti in Nord. Insieme a lui Felice Pulici, storico dirigente, e Stefano Carletti, responsabile dei rapporti con la tifoseria. Nell'animo il ricordo di Sandro. Fab. Mar.

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