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SAMUEL: «NON MI MUOVO DA QUI»

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Grinta, cattiveria, voglia di dimostrare al mondo di essere il più forte. Te lo aspetti una belva assetata di sangue e invece Cristian Chivu è un ragazzetto discreto, che diventa rosso al primo complimento e che ha un debito di riconoscenza con il defunto padre. «Vuoi giocare al calcio? Bene, fallo, l'importante è che continui a studiare» gli disse papà Mircea prima di lasciarlo da solo. La promessa per Cristian è divenuta una missione e così, la prima cosa che ha fatto appena atterrato nella Capitale, è stata iscriversi a un corso di Scienze Motorie all'università di Tor Vergata: tre anni in tutto. Sembra che il giocatore abbia messo in una clausola del suo contratto con la Roma, proprio la possibilità di continuare a studiare, perchè la «cultura è una cosa importante». Già, perchè l'esperienza italiana per Chivu non si ferma al campo da gioco. Lui, un ventiduenne rumeno anomalo, che legge il «piccolo principe» («perchè è bello rivedersi bambini») parla cinque lingue e ricorda con nostalgia la rigorosa struttura didattica della Romania ai tempi di Ciausescu. «Tutto funzionava, poi la Romania chissà perchè, ha deciso che doveva copiare dalla democrazia». Di lui la Roma è già pazza. Samuel è quello che ha maggior stima in lui. «Abbiamo giocato ancora poco insieme, ma si vede che sa quello che si deve fare lì dietro. La coppia più forte del mondo? Adesso pensiamo a non predere tutti i gol dello scorso anno. Del mio futuro non parlo più visto che l'ultima volta che l'ho fatto è successo il finimondo. Ho un contratto fino al 2006 con la Roma. Un prolungamento? Non dipende solo da me, ma ne parleremo. Il Real? Io sto bene a Roma e non mi muovo». Tiz. Car.

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