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Riparte la caccia ad Armstrong Oggi a Tolosa arrivo per velocisti. Domani la crono che può decidere tutto

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quelli sopravvissuti alle Alpi e rimasti in gara si disputeranno presumibilmente l'arrivo di oggi, posto al termine di una frazione lunga 153 chilometri e mezzo. La Côte de Saissac, una salita di terza categoria lunga una decina di chilometri e posta intorno a metà tappa, non dovrebbe rovinare i piani delle squadre degli sprinter, che oggi hanno l'ultima chance prima di cronometro e Pirenei. Gli uomini che proveranno a raccogliere l'eredità di Petacchi (del quale hanno accolto con giubilo il ritiro) sono quelli solitamente avvezzi alle volate del Tour: Zabel, McEwen, Freire, tutti abbondantemente umiliati dallo spezzino della Fassa Bortolo nella prima settimana. Baden Cooke, l'unico della categoria ad aver già vinto una tappa, proverà a dare altri dispiaceri alla vecchia guardia. È innegabile, comunque, che le volata di oggi non sarà che un leggerissimo aperitivo di quanto la Grande Boucle programmerà da domani a lunedì prossimo: intanto la cronometro. Sui 47 chilometri da Gaillac a Cap Decouverte Armstrong avrà finalmente il servizio a favore, e domani sera avrà un margine di sicurezza più ampio sui rivali che lo inseguono in classifica. I quali, da parte loro, avranno poi tre tappe consecutive sui Pirenei per non lasciare nulla di intentato e per attaccare senza respiro il tiranno texano. Iban Mayo, che di colpo, dal giorno magico sull'Alpe d'Huez, è diventato l'incarnazione delle speranze del Resto del Mondo, dovrà chiarire se si è accontentato dell'impresa che ha compiuto o se vuole lasciare altre impronte sui colli mitici del Tour (lo sono tutti, in quest'edizione del Centenario: dall'Aspin al Tourmalet in giù, Leblanc, almeno in questo, non ci fa mancare niente). La squadra, l'Euskaltel, ha dimostrato di essere molto forte, e al fianco del basco c'è almeno un compagno (Zubeldia) che lo può aiutare in salita. Mancherà Beloki, caduto nel suo Tour migliore (lo spagnolo è stato operato ieri a Vitoria in seguito alla frattura di femore, polso e gomito destri), e ci sarà quindi un uomo in meno ad attaccare l'americano, ma potrebbe in compenso crescere l'apporto di Hamilton, per il quale il dolore alla clavicola fratturata dovrebbe scemare di giorno in giorno. Vinokourov resta invece una sfinge. Ha staccato due volte Lance sulle Alpi, ma non si sa quanto pagherà a cronometro, né se riuscirà a tenere le tre settimane di corsa: finora ha brillato al massimo in gare a tappe più brevi. È, in ogni caso, il più vicino in classifica, e Armstrong ha ampiamente dimostrato di temerlo. Così come l'americano teme Jan Ullrich, a 2'10" in classifica e in crescendo di forma; il tedesco può dar fastidio anche a cronometro. Il texano non lo guarderebbe nemmeno, se fosse l'Armstrong che abbiamo imparato a conoscere dal 1999 al 2002. Ma quest'anno gli manca qualcosa, e anche il redivivo Ullrich diventa un problema. Ivan Basso, infine, è l'unico italiano nella classifica che conta. È settimo a 2'25", non ha più una squadra (la Fassa è stata decimata da un virus), non ha quasi senso pensare che possa vincere. Ma un posto vicino al podio se lo dovrebbe meritare: sarebbe un ottimo viatico per il suo futuro.

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