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Il giovane si è accasciato nella semifinale della Confederation Cup

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Marc-Vivien Foe, 28enne giocatore del Camerun, si è accasciato al 72' minuto della prima semifinale della Confederation Cup, che opponeva ai Leoni Indomabili la Colombia di Paco Maturana. La partita, giocata a Lione, è proseguita anche dopo l'uscita dal campo in barella del giocatore, privo di sensi (e si è conclusa con la vittoria del Camerun per 1-0, aveva segnato Ndiefi al 9'). I medici della nazionale africana e della Fifa hanno freneticamente provato a far rinvenire Foe, a bordo campo. Ma la situazione si è immediatamente configurata in tutta la sua drammaticità. Inevitabile il trasporto d'urgenza presso il presidio medico dello stadio di Lione, dove per 45 minuti i medici hanno provato in tutti i modi di strappare lo sfortunato giocatore alla morte: inutile il tentativo di rianimazione cardiaca, inutile ogni altro sforzo. Non ci sono ragioni apparenti che possano spiegare l'arresto cardiaco che ha provocato il decesso di Foe. Bisognerà attendere l'esito dell'autopsia; in campo faceva molto caldo, e le prime indicazioni suggeriscono che la calura possa essere una delle cause del collasso. Nessun esponente della nazionale camerunense ha rilasciato dichiarazioni, e lo stesso medico della Fifa, Muller, ha diffuso un bollettino ufficiale che non aggiunge molto a quello che si è visto in campo. Foe aveva giocato quest'anno in prestito al Manchester City ma il suo cartellino era dal 2000 di proprietà del Lione, squadra con cui aveva vinto lo scudetto nel 2002, proprio nello stadio che, amara ironia della sorte, ha ospitato la sua ultima partita. A parte un'altra parentesi inglese al West Ham nel '99, sin dal 1994 il centrocampista (pilastro della sua nazionale, con la quale aveva vinto due Coppe d'Africa e con cui aveva esordito, giovanissimo, proprio nel '94) aveva militato in Francia, nel Lens. Per questo motivo tutti i giocatori della nazionale transalpina, scesi in campo per la seconda semifinale a Saint Denis contro la Turchia, sono apparsi scossi e commossi: chi da avversario, chi da compagno (il portiere Coupet, per esempio), tutti avevano incrociato i destini di Marc-Vivien. Un minuto di raccoglimento, le lacrime sincere e l'inno suonato nel silenzio di tutti non cancellano però l'immane vergogna di una partita, quella appunto tra Francia e Turchia, giocata ugualmente a ridosso della tragedia. È incredibile: ma cosa deve succedere perché il carosello si fermi? Non sarebbe cascato il mondo se la Confederation Cup avesse rivisto il suo programma, rinviando di un giorno Francia-Turchia. Ma Blatter, in tribuna con indosso la sua faccia delle occasioni tristi (è solo una delle tante, tutte finte, che si porta in valigia), è convinto che lo spettacolo debba continuare. Malgrado un ragazzo morto in campo subito prima. Ci dispiace, ma non sappiamo che farcene del dito indirizzato al cielo con cui Henry ha dedicato il suo gol a Foe: nessun uomo in calzoncini avrebbe dovuto rincorrere un pallone in quel momento. Per una semplice questione di rispetto.

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