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Cragnotti non molla, Lazio in ansia

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Il finanziere ha deciso: non vuole rinunciare al diritto d'opzione sul 14% del pacchetto azionario biancoceleste detenuto grazie alla Cirio Holding. Il Cda della branchia dell'impero agroalimentare non ha partorito infatti la novità più attesa: è scontro frontale. La telenovela continua, anche se l'ex numero uno ha sottolineato che «la Lazio fa parte del passato, il calcio non mi interessa più». Tutto vero, se non fosse che quel 14% fluttuante lascia in sospeso il sistema bancario impegnato nell'opera di rilancio del club biancoceleste. Il presidente Longo risponde senza esitazioni, «non era esattamente quello che ci aspettavamo» e il contraltare dialettico rende l'idea d'uno scenario ancora tutto da decodificare. E oggi, dietro il Cda più importante della storia, rischiano di annidarsi pericoli che sembravano sopiti. Cragnotti non usa mezzi termini. «Quel 14% andrà all'asta, non intendo sottoscrivere l'aumento di capitale». Parole chiare, precise, eloquenti. Le banche però non gradiscono. Ricucci, Merloni e Ligresti, che hanno già firmato le carte per coprire 60 milioni sui 110 dell'aumento di capitale, aspettano notizie: Capitalia vuole avere campo libero, senza intralci esterni d'alcuna natura. E controllare la totalità del pacchetto azionario biancoceleste, direttamente o indirettamente. Una questione di trasparenza dovuta, anche per rispetto nei confronti dei nuovi azionisti. La manovra di Cragnotti, insomma, disorienta un po' tutti, anche se oggi la ricapitalizzazione decollerà. Lo impongono improcastinabili motivi temporali, nononostante nel tardo pomeriggio di ieri fosse emersa la possibilità di uno slittamento del consiglio di 24 ore, per favorire l'ipotesi di un accordo in extremis tra le parti. Il compromesso, a questo punto, appare lontano distanze siderali e la Lazio non può più aspettare. Deve deliberare la ricapitalizzazione per onorare una serie di scadenze che non concedono ulteriori margine d'azione (accordo-quadro con i giocatori, iscrizione al campionato i punti principali). A questo punto inizia la trattativa più difficile: cercare di tenere fuori dalla Lazio elementi indesiderati, per non vedere alterati dei parametri garantiti agli azionisti. Sono stati invece regolati i rapporti tra la Holding e la società: il Cda della branchia agroalimentare di ieri ha approvato l'accordo sulla compensazione delle partite infragruppo. Da quel punto di vista, insomma, nessun timore. I rapporti pregressi sono stati chiusi a chiave nell'armadio, nel senso che non saranno più oggetto di controversie. Le parti proveranno a trattare ancora, anche se ora l'ipotesi più credibile è che si possa raggiungere una soluzione nel corso dei 20 giorni determinati dal diritto d'opzione per la sottoscrizione dell'aumento di capitale. Insomma oggi il Cda si farà: stabilirà prezzo di collocamento (0,05) e numero di azioni da emettere, per poi far decollare l'aumento di capitale, anche con questo rischio supplementare legato a Cragnotti. Che ieri ha sottolineato, «nel calcio non esiste riconoscenza. Non tornerà mai più allo stadio. Il piano-Baraldi? L'avrei attuato anche io a certe condizioni e con certi supporti. Non voglio mettere i bastoni tra le ruote a nessuno. E le voci sull'esposizione debitoria della Lazio sono false: andate a ricontrollare il bilancio dell'anno scorso». Parole d'orgoglio. Intanto oggi, oltre la partita più importante della storia, se ne giocherà un'altra a Milano, nel corso del Consiglio di Lega. Il diesse Cinquini incontrerà l'Udinese (contatto anche ieri), per Pizarro. La Lazio è in pressing, vuole il cileno a tutti i costi. Gli altri obiettivi sono Muzzi e Jorgensen. Si tratta, si può fare. Anche se sul cileno c'è la Juve. Completamente cancellata la pista-Kosowski: il Wisla ha respinto l'ipotesi del prestito con diritto di riscatto avanzata dalla Lazio. E oltre Jorgensen si cercano ulteriori alternative per la fascia mancina. Prima però c'è l'aumento di capitale. Ora d'inizio 17.30, Via Borgognona. Per onorare una st

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