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Le banche blindano la Lazio

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L'aumento di capitale decollerà: 110 milioni, più 20 di riserva da aggiungere in corso d'opera, per assecondare il progetto di rilancio biancoceleste. Il Cda slittato al 24, insomma, non fa paura. Tutto procrastinato di sette giorni, ma si farà. L'attuale management sta definendo i dettagli: ieri mattina è arrivata l'adesione della Bnl, pronta a convertire in azioni circa 5,2 milioni di crediti. E nelle prossime ore sono attesi gli «ok» di Intesa Bca, Banca Popolare di Romagna e Credem. Il puzzle sarà comunque perfezionato da Capitalia, che sta gestendo la regia dell'operazione. Oggi si riunirà il Consiglio d'amministrazione dell'istituto di credito guidato da Geronzi per fornire le necessarie garanzie a Mediocredito centrale, responsabile del consorzio relativo alla ricapitalizzazione biancoceleste. Sarà proprio l'asse Geronzi-Arpe a far decollare l'operazione, cancellando gli ultimi dubbi. L'altro nodo, supplementare, riguarda invece la rinuncia al diritto d'opzione da parte della Cirio Holding. Gli attuali azionisti, infatti, potrebbero potenzialmente rimanere in gioco, facendo leva sul vantaggioso prezzo di collocamento delle azioni (alla fine fissato intorno ai 0,05 euro) e ostacolare la scalata dei nuovi azionisti biancocelesti: un problema solo potenziale, che le banche stanno cercando comunque di rimuovere. In sostanza si cerca la formale rinuncia al diritto d'opzione, per poi traghettare la Lazio nelle mani di Ricucci, Merloni e Ligresti. Saranno loro a scrivere il futuro della società biancoceleste: l'intesa è stata raggiunta, anzi vidimata, come ha sottolineato ieri Baraldi. «Tranquilli, chi ha deciso di investire l'ha già fatto», questo il messaggio dell'amministratore delegato dai microfoni di Radio Spazio Aperto. Una frase eloquente: Ricucci, Merloni e Ligresti sottoscriveranno 60 milioni dei 110 dell'aumento di capitale. Capitalia, che aumenterà la propria partecipazione nella Lazio, ha già in mano i documenti, si attende solo la definizione degli ultimi dettagli per ufficializzare la nascita della public company. Entreranno anche Banca Popolare dell'Emilia Romagna, Puma ed Emilio Gnutti. Il finanziere bresciano c'è, eccome. Ha chiamato Geronzi per investire nella Lazio. Per questo l'aumento di capitale potrebbe lievitare fino a 130 milioni, anche perché il patron della finanziaria Hopa, vuole entrare con una quota rilevante. Ha facoltà economiche per acquisire anche l'intero pacchetto azionario e rilanciare il club in grande stile, ma è probabile che parta con moderazione, cercando di studiare il complesso mondo calcistico. La certezza, al momento, è costituita dalla permanenza dell'attuale management: Longo, Pessi e Baraldi costituiranno ancora la spina dorsale del progetto-Lazio. Le parole di Baraldi La Lazio è viva ed è pronta a ripartire. «Di certezze non ce ne sono e non ne posso avere, anche perché non sono un mago. Allo stesso modo, però, sono convinto che il 24 giugno tutto sarà a posto e la situazione si risolverà nel migliore dei modi», esclama Baraldi, che poi entra nello specifico. «L'unica cosa che è accaduta martedì sera è il documento scritto che i consiglieri biancocelesti hanno ricevuto da parte di Mediocredito. Fino a ieri erano solo dichiarazioni verbali, come lo sono in effetti ancora quelle di tutti gli istituti bancari che verranno coinvolti nel consorzio di garanzia a partire dalla prossima settimana. Alla fine tutti diranno sì e se anche ci sarà qualcuno che all'ultimo momento si tirerà indietro, ci penserà Capitalia, ma soprattutto il collocatore (Mediocredito) a coprire la parte mancante per la sottoscrizione dell'aumento di capitale». Baraldi minimizza i problemi con la Cirio. «Con l'impero agroalimentare non c'è alcun problema, anzi da parte loro c'è la piena disponibilità, ci sono solo da sistemare alcuni aspetti formali. Le banche? Devono tutelare gli interessi dei propri azionisti e dei risparmiatori. In più è giusto che a chi versa 200 miliardi in contanti una società debba potergli gara

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