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di ETTORE FRIGO «DOMENICA per me è stata una giornata fantastica».

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Rimasto a Montmelò assieme a a Troy Bayliss per un lunedì di test al fine di proseguire lo sviluppo di moto e gomme, il pilota di Castel San Pietro, sposato con Ingrid e residente a Monaco, può analizzare quanto è accaduto nel Gp di Catalogna con maggior freddezza e lucidità. È piaciuta, al popolo delle due ruote, l'immagine di un Loris in ginocchio sul podio e con le lacrime al volte mentre suonava l'Inno di Mameli. «Sono sincero - spiega il campione emiliano - non avrei mai creduto di poter vincere al sesto tentativo in questo MotoGp. Ora, però, dobbiamo subito rimetterci al lavoro: la Ducati si è rivelata veloce e competitiva, però esistono ampi margini di miglioramento perchè non siamo ancora al cento per cento». Più che una constatazione sembra un proclama: il «proiettile rosso», che ha costretto Valentino Rossi all'errore fatale a dieci giri dalla fine mettendo in fila tutta la concorrenza (Honda e Yamaha in primis), non ha ancora dato ciò che ha potenzialmente nel motore. La forza della Desmosedici è anche in uno spirito di gruppo che assomiglia molto a quello creatosi a Maranello attorno alla Ferrari: tutto il team della Ducati ha trascorso la domenica sera in un ristorante di Barcellona. C'è stata una lunga cena a base di pesce consumata nel ristorante del fratello dell'ex pilota spagnolo Carlos Cardus, sulle colline che costeggiano il tracciato di Barcellona. Al tavolo, l'intero team della Ducati e pochi intimi: i responsabili tecnici della Michelin e dello sponsor Marlboro condiviso con la Ferrari, la rossa con due ruote in più. «Quando l'atmosfera s'è fatta un pò alcolica - ha raccontato Carlo Pernat, manager personale di Capirossi - abbiamo iniziato a cantare. Canti improvvisati, coretti che inneggiavano alla Ducati e all'Italia. Ma anche alla prima vittoria della «rossa», al passaggio simbolico di consegne del testimone dalle mani di Giacomo Agostini e della sua MV-Agusta a quelle di Capirossi e della Ducati». Cori estemporanei che si sono spenti solo un attimo quando Loris ha preso la parola, tra gli applausi dei suoi meccanici. «Le sensazioni del giorno dopo - commenta Loris - sono indescrivibili. Sono felicissimo: già vincere è fantastico, figurarsi emulare Agostini a quasi trent'anni di distanza. Un italiano che arriva primo su una moto italiana: è il massimo, sicuramente la più grande soddisfazione mai provata in carriera». Capirossi ha anche capito che quel che ha combinato a Barcellona non è destinato a rimanere nella storia come un fatto episodico: «Nel passato ho quasi sempre avuto moto inferiori agli altri. Finalmente mi trovo in una squadra costruita per vincere, dove posso sviluppare il mio mezzo: mi è servita l'esperienza con il team Pons, ora mi sento un pilota più completo». Proprio in un nome di una trovata maturità, l'azzurro pensa già al Gp d'Olanda di sabato 28 giugno, sul circuito Van Drenthe di Assen. E, soprattutto, coltiva l'idea meravigliosa di recuperare posizioni in classifica per lottare ad armi pari per la piazza d'onore con le Honda di Sete Gibernau e Max Biaggi. Se Valentino Rossi è già irragiungibile a quota 135 punti, Loris, salito a 61, mette nel mirino l'estroverso spagnolo (88) e il deluso romano (85). Va bene non farsi troppe illusioni, ma con una Ducati del genere da cavalcare c'è tutto lo spazio per recuperare il tempo perso.

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