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FRANCESCO Totti è un'altra persona.

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E il numero 10 all'indomani della vittoria di Helsinki ha dato ragione al ct azzurro: «Sì, in questo periodo mi sento al top della mia carriera: il mondiale e le sue delusioni, nel rendimento e nei risultati, sono alle spalle: ho ritrovato la mia forma migliore, sono più forte di due anni fa». Mai così forte, dunque, anche meglio degli Europei del 2000. Mai così autoritario nello sfidare Sensi, prima di provare un disgelo con il suo presidente. E mai così felice nella vita privata. Totti si è tenuto lontano, al ritorno in Italia, dalla questione Roma. Nella notte è sceso dal charter della nazionale a Milano, mano nella mano con Ilary Blasi. Ieri per Francesco e Ilary c'era da organizzare le vacanza e poi il trasloco dalla casa milanese della valletta tv a Roma, segnale confortante per Sensi. Oggi il rientro a Roma, prima degli ultimi appuntamenti pubblici (il calciatore sarà ospite lunedì del Maurizio Costanzo Show) e la partenza per il mare. Lontano da ogni discorso di rafforzamento della squadra, di acquisti sollecitati a Sensi, di possibile futuro via da Roma. «Non credo di non esser stato chiaro: chi doveva capire ha capito. Io resto, in una Roma competitiva», ha ribadito il giocatore prima di salutare la nazionale. A fattori invertiti, le stesse parole di sabato, quando disse: «Sensi faccia una Roma competitiva, oppure potrei andare via». Non è possibile dividere le due parti del discorso: chi si è fatto venire l'acquolina all'idea di un Totti con altra maglia, ha ascoltato solo la seconda (potrei andare via); chi aveva orecchie solo per la Roma, ha letto la prima pensando si trattasse di smania di calciomercato. La verità sta in mezzo: Totti ha ribadito di «aver sempre detto la stessa cosa» da tre giorni a questa parte. Vuole vincere, sa di essere all'apice della carriera, non è disposto ad avere pazienza all'infinito. Così ieri non ha sentito l'esigenza di telefonare a casa Sensi, almeno fino alla sera quando è stato impegnato con Ilary. Però il suo pensiero, tramite i dirigenti giallorossi e altri intermediari, è giunto a destinazione: se arriva Legrottaglie bene (e Totti è perfino andato in forcing sul compagno di nazionale, a bordo del charter) ma non basta. Serve un grande acquisto, possibilmente un centravanti di peso. «Dite che anche con la nazionale praticamente gioco centravanti? Sì, oramai sono abituato - la replica di Totti, che è anche un messaggio alla Roma - Però con la Finlandia Corradi ha fatto un gran lavoro: saltava su tutti i palloni di testa, prendeva botte e portava via uomini». Quel che Totti non vuol più fare nella Roma, sacrificandosi sull'altare di una campagna acquisti sbagliata. Sensi, intanto, coglie piccoli segnali: il discorso di Totti resta lo stesso, ma invertito («resto», invece che «posso andar via»), e allora è possibile tentare il disgelo. «Totti è in vacanza, lasciamolo in pace: se poi chiama, Sensi è sempre felice di parlargli», l'atteggiamento che filtra dall'entourage del presidente. Sul fronte mercato si continua a battere con insistenza la pista che porta a Legrottaglie. La prima alternativa in difesa è Rafael Marquez. A centrocampo si cerca il sostituto di Cafu ed in pole position nei gradimenti di Capello c'è Ze Maria. Con il Perugia sarebbe tutto a posto, il problema nasce dal momento che il brasiliano è un uomo della Gea, con la quale la società giallorossa non ha un rapporti idilliaci. Le alternative? Per Trabelsi servono sei milioni di euro e secondo il team manager dell'Ajax «è l'uomo giusto per sostituire Cafu». Il Chelsea ha chiesto Montella, il Tottenham Delvecchio, l'Al Araby, squadra del Qatar, ha chiesto entrambi. Il Bolton vuole Zebina. Luc. Col.

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