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SALVATORE Ligresti è stato a un passo dall'entrare nel salotto buono che controlla il Corriere della Sera.

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Negli anni '80 è già l'immobiliarista più potente di Milano, con in cassaforte, oltretutto, il pacchetto di azioni che gli permette di controllare la Sai e una serie di piccole quote di società importanti, dalla Pirelli (5,4 per cento) alla Cir di De Benedetti (5,2), dalla Italmobiliare di Giampiero Pesenti (5,8) all'Agricola Finanziaria di Raul Gardini (3,7). Tanto che qualcuno comincia a chiamarlo «Mister 5 per cento». Ottobre 1986: emerge un grande caso politico-urbanistico sei anni prima di Mani pulite, in cui Ligresti finisce indagato. Il 16 luglio Ligresti viene portato in una cella di San Vittore. Nel 1993, nuova imputazione, poi le accuse si moltiplicano. Niente galera, nel sistema italiano, solo affidamento ai servizi sociali: per questo Ligresti ha dovuto lasciare tutte le cariche sociali. A sostituirlo, almeno per la legge, sono i figli.

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