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Capitalia in soccorso della Lazio

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Il tunnel dei dubbi s'è dissolto, i 110 milioni di speranza-ricapitalizzazione diventano realtà e trasfigurano un rilancio atteso e finalmente a un passo. L'aumento di capitale ha un padrone, nel senso che dietro il club si stagliano le figure di tre imprenditori diversi nel genere ma uniti dalla volontà di rilanciare il club. Ieri è arrivata al conferma dell'amministratore delegato di Capitalia, Giorgio Brambilla. «Si, siamo vicini alla svolta. I nomi fatti negli ultimi giorni sono verosimili». I nomi dunque. Ricucci, Ligresti e Merloni, sarà questa la nuova declinazione della passione biancoceleste. Alle spalle l'epopea-Cragnotti, sette trofei in bacheca, l'ingresso in Borsa, acrobazie finanziarie per strappare alla concorrenza i gioielli più acclamati ma anche un bilancio da brividi, rosso fisso e pieno di enigmi insoluti, pieno cioè di scadenze disattese. A novembre la svolta, effetto derivato della crisi-Cirio, azionista di riferimento della società calcistica. Un bond che salta in aria, default, roba da 150 milioni, un oltraggio per i piccoli risparmiatori. Cragnotti messo alle corde, Cragnotti costretto a ritirarsi dalla scena. Già, la scena. Anzi il proscenio. Dove entra in modo discreto Capitalia, grande regista del rilancio. Lavora dietro le quinte, l'istituto di Geronzi, garantisce un management serio, capace, per gestire la fase dell'interregno, chiama da Parma un manager, Baraldi, come punto di raccordo tra le strategie tecniche e quelle economiche e poi chiede a Longo di assumere la presidenza e al prof. Pessi il ruolo di vice. Capitalia contatta gli imprenditori più facoltosi: per salvare la Lazio serve una ricapitalizzazione. Da 110 milioni. Si azzera il capitale sociale, il valore nominale delle azioni scende a 0,02 euro, si annulla la divisione in quattro della società, escamotage studiato dalla precedente gestione per ammortizzare le perdite. Intanto si firma l'accordo-quadro con i giocatori: stipendi in azioni (almeno 4 mesi), mensilità decurtate del 45%, ma senza tagli, semmai con una liquidazione «spalmata» in 3 anni, a partire dal 2005. E all'orizzonte ecco spuntare Stefano Ricucci, immobiliarista nell'orbita Capitalia, imprenditore rampante, affascinato dalla possibilità di entrare nel mondo del calcio. Sarà lui il nuovo presidente, anche se l'attuale management conserverà poteri importanti. Alla fine il maggior azionista della banca di Lodi prenderà una quota tra il 28 e il 29%, con Salvatore Ligresti alle spalle, (23-25%) proiettato verso la costruzione di uno stadio nuovo di zecca. Infine Vittorio Merloni, che vanta un credito da 38 milioni nei confronti del club per l'anticipo di una rata Stream. Il re degli elettrodomestici controllerà una quota vicina al 20%, convertendo parte dei propri crediti. Poi ci saranno le banche: Capitalia gestirà circa il 10%, coinvolgendo anche la Banca di Lodi, Bnl circa il 7%. E i giocatori diventeranno azionisti con il 10%, senza contare il possibile ingresso degli sponsor. La salvezza, ora, è davvero colorata di biancoceleste.

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