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di MARCO GRASSI QUANTO è piccolo, quanto è meschino, quanto è nemico del ciclismo Jean Marie Leblanc.

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Cipollini, l'uomo che, con quella di ieri, ha vinto più tappe di tutti al Giro, resta per il terzo anno consecutivo fuori dal Tour de France. Perché la sua squadra non ha il diritto di essere ammessa in base ai punteggi che ha, e perciò ha bisogno di una «wild card». Che puntualmente non arriva, perché ogni volta c'è da privilegiare qualche team transalpino di dubbio valore tecnico. Uno sciovinismo poco onorevole, che ha portato Leblanc a invitare, per gli ultimi quattro posti disponibili per la Grande Boucle, gli spagnoli della Euskaltel e ben tre formazioni di casa: l'AG2R, la Jean Delatour, e la Brioches La Boulangere. «Nemmeno gli stessi francesi conoscono i corridori di queste squadre», ha sbottato Cipollini, che non sa capacitarsi di questa ennesima esclusione: «Mi viene da vomitare un sacco di offese, ma mi devo trattenere, perché direi cose troppo pesanti. Ma quando vedrò Leblanc a quattr'occhi, gli farò sapere cosa penso di lui». Gli dirà probabilmente che considera la sua gestione una dittatura, come ha sussurrato ieri. Una dittatura che si fa beffe del buon senso; che nel 2002 ha lasciato a casa un Cipollini che aveva vinto la Sanremo, la Gand-Wevelgem e aveva dominato le volate al Giro; e che stavolta non lo invita malgrado sia vestito della maglia iridata. Assurdo. Il Tour, per dirla tutta, non guadagna un bel niente dall'assenza di SuperMario. Ci perde invece un personaggio carismatico, capace di attirare interesse sulla corsa e di dare pepe alle tappe di pianura che spesso, in Francia, sono piuttosto noiose. Non diciamolo a Leblanc, però, perché ci risponderebbe (come ha effettivamente detto) che ha «preferito favorire la Jean Delatour, in cui militano alcuni dei più interessanti giovani francesi». Niente di più falso, visto che di promettente in quel team c'è tutt'al più un ucraino (Krivtsov). Viene da pensare, se proprio non si vuole accreditare la tesi del dispetto gratuito (che pure ha un suo fascino), che Leblanc ha seguito la via del portafogli, non volendo lasciare fuori marchi che figurano pure come sponsor delle sue corse. Ma allora perché illudere SuperMario (27 marzo 2003: «Non ci sono motivi per pensare che Cipollini non abbia il suo posto al Tour», parola di Jean Marie)? Perché far credere per mesi che non ci sono problemi, e poi rivoltare brutalmente la frittata? L'Uci potrebbe ora intervenire d'ufficio, considerando anche che la Coast, già ammessa al Tour, è in via di fallimento: si libererebbe un posto, ma Mario ha già detto come la pensa: «Se dipendesse da me, a questo punto non ci andrei più». Difficile non comprenderlo.

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