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di GIOVANNI MIGLIORI TORINO — Persino un indistruttibile come Pavel Nedved può accusare ...

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Ieri era al campo «Sisport» con tutti gli altri bianconeri, esclusi Davids e Di Vaio, gli unici impegnati con le rispettive nazionali. Pavel, uomo decisivo tante volte quest'anno, ha preferito risparmiare le energie per la partita con la sua ex squadra, la Lazio. All'Olimpico, sabato pomeriggio, la Juventus potrebbe riconquistare il titolo, a un anno esatto dal trionfo di Udine e vincere un altro scudetto contro i compagni di «cinque anni bellissimi» sarebbe un'altra emozione forte, che il biondo Pavel vorrebbe provare. «Sarei andato volentieri con la mia nazionale - spiega - ma questo momento è troppo importante per la Juventus. Ci aspettano incontri decisivi, mentre a un' amichevole si può rinunciare». L' ffaticamento accusato con il Brescia forse ha un po' spaventato Pavel, abituato a macinare chilometri supplementari, imponendosi allenamenti extra del tutto personali. «Difficile cacciare via la stanchezza? Non so, spero di no, adesso non mollo. È il momento di raccogliere i frutti, di conquistare qualcosa di importante, per cui dobbiamo raccogliere, io e tutti i miei compagni, le forze rimaste. Comunque, non credo che ci saranno problemi: quando si vince la stanchezza passa più in fretta». «All'Olimpico contro la Lazio sarà dura - prosegue Nedved - ma siamo pronti e non facciamo calcoli per lo scudetto: ci sono ancora 12 punti in palio, troppi. Certo, la cosa importante sarà entrare in partita con la nostra testa e affrontare quest'incontro con tutte le forze che abbiamo dentro». Per Nedved non sarà una partita come le altre, aria di scudetto a parte. «A Roma ho passato cinque anni favolosi, il rapporto con i compagni e i tifosi è stato ottimo. Sì, sono stato molto bene alla Lazio, ma quando ho capito che non mi volevano più, ho scelto la Juventus». A suon di gol e di partite da trascinatore, Nedved sta raccogliendo la nomination per il Pallone d'oro. E ora la sua strada sta per incrociarsi con un premiato di qualche anno fa, Zinedine Zidane. «Sinceramente - è il commento del centrocampista ceco - al Pallone d'oro non penso proprio. Ho in testa lo scudetto e la Champions League. Vorrei vincerli entrambi: a inizio stagione avrei barattato il tricolore per la Champions, adesso no, possiamo fare il pieno. E a Zidane e al Real penseremo da sabato sera, quando sarà finita la partita all'Olimpico». Su quel campo l'Inter ha perso l'ultimo titolo, la Juventus insaziabile ne vorrebbe già un altro. E, ripensando all'epilogo dell'anno scorso, Pavel rivela: «Avevo telefonato a Poborsky (autore di due gol in Lazio-Inter del 5 maggio 2002, ndr) alla vigilia dell'ultima dello scorso campionato e gli avevo detto "Tu segni poco, ma questa volta devi fare una doppietta". E lui mi ha accontentato». Storia di una festa (quella bianconera) lontana un anno, adesso Nedved e i bianconeri hanno pronto altro champagne.

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