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di MARIO BERTERO MILANO — Dissolvere un'occasione e provare a fare finta di niente.

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L'Inter sciupona, fascinosamente autodistruttiva (la lite Vieri-Cuper) e un pò isterica (galoppante nervosismo in campo) si guarda allo specchio dopo la domenica gettata via, sforzandosi nella equilibristica opera di convincimento che nulla è perduto e cambiato, che la vetta è sempre lì a tre punti nonostante aver rifiutato il «regalo» del Milan. «Qualcosa non è andato ma non facciamo drammi. C'è chi ha giocato meglio di noi. C'è tempo e modo per recuperare» sono le già ascoltate parole di soccorso del paziente presidente Massimo Moratti che ricalcano in parte quelle di tutta la squadra e dello stesso Hector Cuper. Il tecnico argentino resta però sempre più sotto processo. Per scelte tattiche non condivise anche all'interno del gruppo (il giovane Napolitano al posto di Conceicao per evitare un'Inter troppo offensiva ha creato qualche mugugno) e per quell'altalena di prestazioni frutto anche di una continua modifica del modulo in attesa che Crespo rimetta ordine e ridia spessore. Destinato a camminare sul filo dell'incertezza dal giorno dello scudetto mancato, l'uomo di Santa Fè viene comunque difeso, nonostante gli errori, dal presidente, stizzito dalle voci riguardanti possibili successori sulla panachina nerazzurra: «Cuper non è affatto in bilico. Può fare qualche errore ma ho fiducia in lui. Ho già sentito che avrei fatto il nome di Zaccheroni e Mancini. Prima di inventare certe storie cercate di avere informazioni più precise». Per Moratti il nervosismo dimostrato dall'Inter a Udine si sarebbe chiamato «carattere» in caso di vittoria, così come l'affare Vieri-Cuper è un problema superato. «Se poi volete rendere Cuper responsabile di tutto, anche della questione Ronaldo, fate pure, ma non lo credo giusto» chiosa il presidente aggrappandosi al suo ostinato ottimismo. Udine ricorda però alla squadra nerazzurra che è alla sua quinta sconfitta estrema stagionale (sesta in totale). Conferma soprattutto che alvcuni problemi di formazioni sono endemici. Il tridente d'attacco non funziona, soprattutto con un Batistuta così «assente». Se Vieri non segna (23 gol in 20 partite) nessuno lo aiuta e quando lo fanno non è sufficiente. In più la squadra oltre a mancare di mentalità vincente (contro l'Udinese il fuoco agonistico è scattato solo dopo un passivo di 2-0), regala agli statistici una difesa da record: 29 gol subiti fanno della retroguardia interista la peggiore delle prime sette in classifica (insieme al Parma). Consola l'attacco (53 centri, oltre due gol di media a partita) ma il giocatore nerazzurro più impegnato è sempre lo stesso: il portiere Toldo, chiamato ad arginare ogni weekend le voragini difensive ereditate da un centrocampo «molle».

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