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Addio Richard Benson, morto il chitarrista idolo dell'underground

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Musicista underground, critico musicale senza filtri e volto della tv ha tracciato con il suo stile, professionale e meticoloso e al tempo stesso folle e stravagante, un modo tutto personale di divulgare e far conoscere il rock. Il mondo della musica piange la scomparsa, all’età di 67 anni, di Richard Benson, chitarrista romano di origine britannica, che si è fatto largo nel panorama delle televisioni private capitoline degli anni Settanta costruendosi un personaggio unico nel suo genere e dalle mille sfaccettature.

Il suo approccio nel raccontare i grandi del rock stregò anche un appassionato di musica rock come Carlo Verdone, che trent’anni fa, nel 1992, lo scritturò per il suo film "Maledetto il giorno che ti ho incontrato". L’interpretazione di se stesso come conduttore adrenalinico nella fittizia trasmissione "Juke-box all’idrogeno" (celebre la disquisizione con lo stesso Verdone su Jimi Hendrix) lo lanciò al grande pubblico, lui che si era costruito una carriera musicale agli inizi degli anni Settanta in qualità di membro del gruppo progressivo "Buon vecchio Charlie", con all’attivo un solo album nel 1971.

Sciolta la band, continuò la carriera da solista per poi iniziare la sua avventura in radio prendendo parte al programma radiofonico "Per noi giovani" ideato da Renzo Arbore nel corso del quale gestiva la rubrica "Novità 33 giri". Sempre con Arbore partecipò nel 1985 al celebre programma-cult della Rai "Quelli della notte" interpretando la figura del metallaro in quella che veniva chiamata la look parade di Roberto D’Agostino. Ma è sull’emittente locale romana "Tva 40" che si era messo in luce per poi brillare attraverso i suoi spettacoli estrosi e le sue performance fuori dagli schemi.

Durante la seconda metà degli anni novanta, si esibì spesso dal vivo in alcuni locali prestigiosi di Roma con show incentrati esclusivamente sulle canzoni, con la presenza di alcuni momenti di recitazione trasgressiva. Verdone, intercettato da LaPresse, ne ha tracciato un ricordo affettuoso. «Mi dispiace molto, il primo che lo ha lanciato al cinema sono stato io. Rimasi molto colpito da questo programmino televisivo sulla musica su certi gruppi rock a noi sconosciuti. Parlava soprattutto dei grandi chitarristi che erano dei virtuosi. Metteva un lp e la telecamera stava 4 minuti su quel disco che girava. Poi lui faceva la recensione e la critica a quel pezzo». Personaggio, come ricorda ancora Verdone, «da una parte molto spiritoso e dall’altra un po' inquietante per come approcciava», ha contributo a "sdoganare" il rock duro. «A quell’epoca non eravamo a conoscenza dei chitarristi molto veloci e virtuosi e lui ha contribuito a farceli conoscere». Il decesso è stato annunciato sulla pagina Facebook del cantante con queste parole: «Ci ha lasciato. L’ultima volta però ci ha detto: "Se muoio, muoio felice".

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