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Sono un romanticone, la confessione di Favino

Giulia Bianconi
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La vita è fatta anche di promesse, che spesso facciamo a noi stessi o agli altri, e poi non manteniamo. È intorno a impegni disattesi, e rimpianti, che si muove l’ultimo film che vede protagonista Pierfrancesco Favino, «Promises» diretto da Amanda Sthers, e presentato nella selezione ufficiale della Festa del cinema di Roma. Per la prima volta l’attore italiano recita in una pellicola interamente in lingua inglese, con un perfetto accento british, al fianco di Kelly Reilly e Jean Reno, tratto dall’omonimo romanzo della regista.

In «Promises», nelle sale dal 18 novembre con Vision, Favino è il commerciante di libri Alexander, un uomo con un’infanzia difficile alle spalle, che vediamo ripercorrere la sua vita tra passato e presente, ripensando all’amore per una donna, la gallerista d’arte Laura, che non è mai stato vissuto. «Questo film è stato un bellissimo viaggio emotivo - ha detto il pluripremiato attore, 52 anni - Io sono un romanticone, anche se non sembra, e con il mio personaggio condivido molte cose. Sono un idealista, leale ai miei sogni, e ho trovato veramente interessante la capacità che ha avuto Amanda da donna di saper guardare alle fragilità degli uomini con uno sguardo empatico. E poi è bello andare al cinema e concedersi anche il pianto guardando un film».

L'intento della regista era proprio quello di raccontare «una potente storia romantica», come non se ne vedono più sul grande schermo. «Ho scritto sette anni fa il libro senza sapere che ne avrei fatto un film - ha spiegato Sthers - Ho tradito il mio stesso romanzo per riscrivere una storia cinematografica e affondare nella profondità dei personaggi. È stato fondamentale anche raccontare il film senza seguire la linearità del tempo, ma una struttura a spirale. In fondo, costantemente reinventiamo i momenti passati della vita a seconda di dove ci troviamo nel presente». «Io nella mia vita non ho la tendenza a procrastinare così tanto, come fa il mio personaggio, e non solo in campo amoroso - ha detto ancora Favino - Mi sono capitate tante cose nel momento giusto e altre nel momento sbagliato. Non ho rimorsi, ma a volte mi chiedo cosa sarebbe successo se avessi preso decisioni diverse».

Per interpretare un personaggio, che si tratti di Buscetta, Craxi, il Libanese (di «Romanzo criminale») o Alexander, Favino parte sempre dall'essere umano: «Faccio un mestiere che prevede il contatto con le proprie emozioni. In questo particolare momento siamo un po’ tutti in contatto con le nostre debolezze e paure. Io, da attore, scelgo di accettare le fragilità e il cinema può puntare l'attenzione su questo». 
 

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