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Le storie da non scordare nella giostra della vita

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Francesco Storace
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Al tempo del pensiero unico, è fondamentale la memoria, quel che ci ha accompagnato negli anni e nei decenni, la storia dei nostri padri. Perché se vuoi uscire da una logica per cui tutto è uguale, tutto è già deciso, e le idee non contano più nulla, è fondamentale conoscere. E Mario Nanni, grandissimo giornalista dell’Ansa - ne è stato capo dei servizi parlamentari per lunghi anni - racconta almeno tante storie italiane in un saggio appena uscito: «La giostra della memoria. Persone e parole di sei generazioni», edito da Mediabooks. E identifica nella giostra un espediente narrativo «che consente di seguire l’accendersi del ricordo e suscita il desiderio di raccontarlo».

Se vogliamo anche un libro, per alcuni tratti, inguaribilmente conservatore. È davvero bella la descrizione di quel piccolo mondo rappresentato dai bambini, che «erano più creduloni rispetto a quelli di oggi». Ma non certo sprovveduti, tiene a precisare Nanni. È che «il principio di autorità, della parola data, del rispetto era più forte». Autoritarismo? Forse si è passati da un eccesso all’altra. E Nanni lo spiega così: «Oggi i figli chiamano i genitori per nome. C’è questa discutibile tesi: i genitori sono i migliori amici dei figli». Ma manco per idea, dice l’autore di un libro che è tutto da divorare, anche per la vasta aneddotica che lo accompagna: «Nossignore, i genitori debbono fare i genitori. Anche nel corteggiamento è cambiato tutto: chi la fa oggi una serenata per conquistare una ragazza? Basta un sms, un aperitivo, e si combina».

In sostanza il libro - secondo la stessa proposta che fa il suo editore - invita il lettore a salire, per compiere alcuni giri, attraverso lo spazio e il tempo, nel variare dei luoghi e delle stagioni, sulla bellissima giostra della memoria. Perché nulla vada disperso. Per assistere a scene, a episodi, per vedere figure in azione, per ascoltare parole e racconti, con le immagini di vita quotidiana e i suoi personaggi di spessore. In ognuna di queste location esistenziali, Mario Nanni infila la sua penna, per far emergere figure e situazioni, descritte con amabilità e distacco, in uno spirito evocativo da piccolo mondo antico.
I luoghi attraversati sono quelli vissuti dallo studente, dall’insegnante, dal giornalista, fino al mondo della politica e del Parlamento.

È la vita di ciascuno di noi che non può essere condensata in luoghi comuni; ma ha diritto ad essere raccontata per come si è snodata con gli occhi di ciascuno di noi, con la cultura in cui ci siamo formati.
Il libro fa un frequente utilizzo del dialogo, per rivivere le storie che vi si raccontano, con quel sapiente uso dello humour tipico di uno scrittore che si è saputo far apprezzare anche nella vita professionale come persona distaccata e capace di affrontare senza drammi ogni situazione. Probabilmente, Nanni veste anche i panni di un nostalgico orgoglioso della propria gioventù, delle proprie radici, della propria famiglia. Qualche espressione dialettale - viene dal Salento - gli resta appiccicata per rimarcare quanto scrive. Avete presente quando vi capita di pensare «ma io questa scena l’ho già vissuta?». Vi capiterà leggendo le quasi quattrocento scorrevolissime pagine del libro di Mario Nanni. E in fondo che cos’è la giostra, se non uno splendido gioco che dura troppo poco?
 

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