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Roma, al via la bonifica di Malagrotta: addio alla discarica

Sigismondo Valente
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Pubblicati gli attesi bandi di gara per i lavori di chiusura e per la fase post operativa della discarica di Malagrotta, la più grande d’Europa. Con una spesa di 250 milioni di euro è stato previsto un finanziamento differenziato fino al 2027. Ciò consentirà l’avvio di due distinte procedure di gara: una per la realizzazione della nuova cinturazione di contenimento e isolamento del sito; una per la copertura impermeabile e per l’impiantistica necessarie alla chiusura tombale della discarica che per decenni, nel bene e nel male, ha servito la Capitale sotto la guida della società E.Giovi dell’avvocato Manlio Cerroni, proprietaria dell’impianto e dal 2018 in amministrazione giudiziaria su decisione del tribunale di Roma. La presentazione pubblica del percorso si è svolta ieri in Campidoglio alla presenza del ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, del commissario unico alle bonifiche, il generale Giuseppe Vadalà, del sindaco Roberto Gualtieri e del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca. Il Commissario unico al quale il Governo ha affidato l’incarico nel febbraio del 2022 ha portato dunque a compimento i bandi di gara, che sono stati pubblicati sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica Italiana e sulla Gazzetta dell’Unione Europea.

 

 

A dieci anni dalla decisione presa dall’amministrazione dem guidata dal sindaco Ignazio Marino, di recidere - forse prematuramente ma in virtù di una normativa europea del 2007 - quel "cordone ombelicale" che legava la città a Malagrotta, si può avviare l’intervento di "capping" e cinturazione del sito che si estende a Nord-Ovest della città su una superficie di quasi 250 ettari. Ora, però, bisogna fare in fretta per dotare la Capitale del termovalorizzatore e degli altri impianti necessari a un completamento virtuoso del ciclo dei rifiuti. Da quando Ama, la municipalizzata romana per l’ambiente, ha smesso di conferire il cosiddetto "tal quale" nella discarica di Malagrotta, i costi di trasformazione e trasporto all’estero hanno infatti inciso sulle casse di Ama e sulle tasche dei cittadini che dal 2007 - anno in cui iniziò il pressing a Cerroni per la chiusura del sito - e fino a ieri, hanno assistito allo spiacevole balletto delle responsabilità per trovare una valida alternativa che non lasciasse la città in balia dei suoi stessi scarti. E oggi che Roma sta vivendo l’ennesima emergenza, con montagne di immondizia per le strade - dal 2010 a oggi il problema si è riproposto ciclicamente un paio di volte all’anno arriva la notizia della pubblicazione dei bandi con i quali si chiude un’era, quella del "supremo" Manlio Cerroni e della discarica più "chiacchierata" d’Europa. Secondo il Ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: «La pubblicazione dei bandi di gara per la messa in sicurezza della discarica è un passo in avanti tangibile verso la soluzione di una grande questione ambientale della Capitale. Si vede l’efficace lavoro tecnico della Struttura guidata dal Generale Vadalà, già impegnata nella bonifica delle discariche abusive sotto sanzione comunitaria».

 

 

Il Presidente della Regione Lazio Francesco Rocca ha voluto invece sottolineare come «la collaborazione istituzionale sui grandi temi sia doverosa e fondamentale. Oggi, finalmente, possiamo dare risposte concrete ai cittadini di Roma e del Lazio rispetto a una discarica che, per molto tempo, ha costituito lo sbocco dei rifiuti della Capitale. La messa in sicurezza del sito era una priorità assoluta, un debito morale nei confronti di questo territorio e dell’ambiente. Ora, finalmente, siamo a un punto di svolta. È necessaria, quindi, questa forte coesione a sostegno del lavoro del commissario rispetto a un intervento colossale e indispensabile che, finalmente, non è più un auspicio, ma un fatto». Ma la partita per la chiusura del ciclo dei rifiuti a Roma «è ancora aperta - ha sottolineato il governatore - e sono certo che sarà affrontata da tutti gli attori coinvolti con il medesimo spirito di collaborazione, nell’esclusivo interesse dei cittadini». La speranza è che ciò accada davvero e non si ripeta lo scaricabarile istituzionale degli anni passati aizzato dalle "sindromi nimby" di questo e o di quel bacino elettorale. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ha voluto invece ricordare la giornata di ieri come «un passo decisivo verso il risanamento definitivo di una ferita storica della città. Bonificare Malagrotta è un atto che dovevamo ai cittadini romani e che Bruxelles ci chiedeva da anni. Malagrotta continua ancora oggi a rappresentare una grave forma di inquinamento ed è un grande monito a tutti noi a non ripercorrere mai più simili strade: il nostro piano rifiuti investe nell’impiantistica tecnologicamente più avanzata e nella raccolta differenziata cancellando per sempre il ricorso alle discariche, che impattano pesantemente sull’aria, sui terreni e sul consumo di suolo». «A marzo avevamo detto che avremmo lavorato in modo continuo, speditamente e senza indugio per avviare a completare i progetti, creare i capitolati e avviare le gare - ha aggiunto il commissario Giuseppe Vadalà ricordando che - quell’importante obiettivo lo abbiamo raggiunto. È stato un lavoro corale, attivando e velocizzando le procedure, anche con l’importante visita del 30 marzo scorso del commissario UE all’Ambiente Virginijus Sinkevicius e con la visita della Commissione UE in Italia. Adesso ci occuperemo di mettere concretamente e definitivamente in sicurezza il sito. Intendiamo farlo entro il 2026, con il 2027 per l’ultima tranche di finanziamento. Ma assolviamo anche a un dovere nei confronti dei cittadini romani, che vedranno realizzare velocemente significative opere di risanamento per arrivare infine al riutilizzo sostenibile di quelle aree».

Chissà se alla fine della storia, quel grande parco verde a servzio dei romani che il patron di Malagrotta, Manlio Cerroni, aveva pensato di realizzare dopo il "capping", vedrà la luce. Resta solo un dubbio. La chiusura tombale doveva essere già stata avviata e la società proprietaria, la E.Giovi, aveva presentato un progetto, approvato dalla Regione nel 2018, da 120 milioni. Dopo 4 anni i costi sono più che raddoppiati.

 

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